Il patto di Emma: "Rilanciamo il paese, ma basta fannulloni"
Il tempo delle schermaglie a distanza, delle polemiche e delle stilettate sembra archiviato e ieri all'Auditorium Parco della Musica dove si è svolta l'Assemblea pubblica della Confindustria si respirava un clima diverso. E non potrebbe essere diversamente giacchè mai come in questa occasione la relazione della maggioree associazione industriale, letta della neopresidente Emma Marcegaglia, riecheggia anche nei toni oltre che nei contenuti, il programma di Berlusconi. Anche la Marcegaglia invita a uno scatto di orgoglio che è simile al «rialzati Italia» berlusconiano. Parla di «restituire al Paese il senso del ruolo nel mondo non da gregari ma da protagonisti», di «ritrovare la forza ideale di un grande traguardo» «della possibilità di far rinascere il Paese». «C'è uno scenario nuovo e irripetibile, non sprechiamo questa occasione» è la sua sfida. Le condizioni favorevoli sono quelle di «una forte maggioranza parlamentare, di un clima di minore contrapposizione tra maggioranza e opposizione e di collaborazione sui grandi temi». Ma il dialogo inaugurato dalla Marcegaglia non è una cambiale in bianco che Confindustria affida al governo. Il presidente lancia un messaggio preciso a Berlusconi: gli chiede di mantener fede agli impegni presi sui fronti della modernizzazione della pubblica amministrazione, dei tagli ai costi della politica, dela crescita economica e delle minori imposte. Ovvero, «la detassazione degli straordinari è un segnale importante» ma non basta. Larga parte della relazione picchia duro sul pubblico impiego. La platea degli oltre tremila imprenditori si spella le mani quando la Marcegaglia attacca i fannulloni e l'assenteismo nel settore statale. «Chi timbra il cartellino e subito dopo abbandona il posto di lavoro reca un insulto - dice il presidente - nei confronti dei lavoratori onesti, pubblici e privati». E dice di essere d'accordo sul principio del licenziamento dei fannulloni e esorta affinchè «alle parole seguano i fatti, altrimenti sarà l'enesima sconfitta di quanti lavorano con serietà». E ancora: «la riforma della contrattazione dovrà riguardare anche il pubblico impiego, che ha inspiegabilmente ottenuto negli ultimi anni incrementi più che doppi rispetto al settore privato, senza alcun aumento di efficienza». Chiede alla politica di fare un passo indietro nella pubblica amministrazione: «Servono uno Stato leggero e una pubblica amministrazione che funzioni». Esorta a andare avanti nelle privatizzazioni e liberalizzazioni, di tornare a investire nel nucleare e di proseguire la strada dell'alleggerimento fiscale con nuovi tagli a Ires e Irap. la situazione è grave e «la malattia dell'Italia si chiama crescita zero». Marcegaglia prende di petto anche i sindacati che devono «cambiare in profondità per non condannare il Paese a una forte perdita di competitività». Il che significa la revisione del modello contrattuale. La Marcegaglia insiste anche sulla meritocrazia nella scuola e affronta di striscio il tema delle pensioni con la proposta di «indicizzare l'età all'aumento della speranza di vita». Le parole della Marcegaglia sono musica per le orecchie di berlusocni che dal palco la incita amichevolemente con un «forza Emma». Il premier rilancia: «La maggioranza uscita dalle urne è forte e vi garantisco che profitteremo della vittoria elettorale per rilanciare il Paese e l'economia». Il ministro dello Sviluppo Economico Scajola si spinge a promettere che «entro la fine della legislatura verrà posta la prima pietra per le centrali nucleari».