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Filippo Caleri [email protected] Il miracolo non c'è ...

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Soprattutto quelli accesi nel momento in cui il costo del denaro era al punto più basso della storia e che si sono rivelati successivamente un nodo scorsoio, nel senso di rate sempre crescenti in a redditi quasi bloccati. Il ministro Giulio Tremonti ha così annunciato la firma di un accordo con l'Abi, l'associazione bancaria italiana, che sarà formalizzato entra trenta giorni. In sintesi si tratta di una «ristrutturazione dei mutui: le rate per le famiglie che vorranno farlo, potranno essere convertite dal tasso variabile al fisso», ai valori però «del 2006, prima che i tassi di interesse aumentassero». Alla scadenza del mutuo, ha proseguito Tremonti, «se i tassi sono saliti, il contratto dura di più, altrimenti se i tassi sono scesi, udite udite, restituiranno i soldi». L'effetto dell'annuncio ha oscurato le effettive condizioni che il sistema bancario ha posto per far accedere i debitori al vantaggio. Sì perché la differenza tra la rata attualmente pagata e quella più bassa che si pagherà sarà maggiorata con un interesse calcolato sull'Irs a 10 anni (uno degli indici utilizzati per calcolare i mutui a tasso fisso maggiorato di un'ulteriore 0,50%). Morale: se il meccanismo fosse attivo da ieri le somme non pagate alla banca, per effetto dell'applicazione del tasso 2006, sarebbero messe su un conto a debito del cliente a cui sarebbe applicato un tasso del 5,18% (ieri l'Irs a 10 anni era circa il 4,68%). Un costo da sommare al normale piano di ammortamento. Insomma la «moral suasion» esercitata dal Governo sulle banche minacciando un'insaprimento fiscale sui loro bilanci gonfi di utili ha partorito una semplice posticipazione, a pagamento, di somme dovute in ogni caso alla banca. Almeno nella maggior parte dei casi e a meno di una ulteriore riduzione drastica del costo del denaro che farebbe diventare nuovamente competititivo il tasso variabile originario. Tanto è bastato all'Abi per annunciare che l'intesa sulla rinegoziazione dei mutui potrebbe riguardare circa 1.250.000 famiglie. «Considerando un mutuo ventennale di 80.000 euro, il minor esborso previsto ammonterebbe a circa 850 euro su base annua» ha spiegato il presidente Faissola. Insomma sollievo sì, ma solo temporaneo.

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