dall'inviato NAPOLI La parola ...
Consiglio dei ministri convocato a metà mattinata, gli esponenti del governo si sono dati appuntamento a Ciampino e da lì sono arrivati nel capoluogo partenopeo in aereo. E dall'aeroporto in Prefettura arrivano con un bus da turismo anonimo, bianco con appena una scritta «riservato». Poche autoblù, appena quelle necessarie. Durante la riunione del Consiglio Berlusconi si dice contento della scelta del vertice itinerante: «Possiamo farne altre a Napoli, ma potremmo anche fare riunioni in altre città; laddove è necessario, dove ci sono emergenze». E chiede ai ministri di evitare i voli: «Non intasiamo gli aeroporti, dove è possibile andate in treno». E pensa a Sandro Bondi, l'unico che viaggia su rotaia o al massimo in auto. Tutti si adeguano. Quando c'è da trasferirsi per la conferenza stampa dalla Prefettura al Palazzo Reale, due edifici che affacciano sulla stessa piazza del Plebiscito, i ministri sfilano a piedi. Niente codazzi. E niente battute ai giornalisti. Il primo che guadagna il corridoio delle transenne è Maurizio Sacconi. Poi tocca a Giorgia Meloni, che va a salutare la delegazione di Azione giovani venuta a salutare il governo «amico». Poi Ignazio La Russa e Mara Carfagna con un po' più di seguito. La Russa si ferma a salutare qualcuno dal pubblico che lo chiama. Andrea Ronchi tira dritto e fa segno ai giornalisti che non rilascerà dichiarazioni: «Parla il presidente». Quindi gli altri: Angelino Alfano, Giulio Tremonti e Roberto Maroni vanno con il premier. Anche la conferenza stampa è organizzata senza effetti speciali. Berlusconi si siede al centro. E legge un documento, altra singolarità visto che spesso parla a braccio. Alla sua destra la Prestigiacomo e il ministro dell'Economia non lo abbandonano mai, mentre alla sua sinistra si alternano i conferenzieri a seconda dell'argomento di cui si annunciano le novità. Prima Bertolaso e De Gennaro, che lasceranno i posti e Sacconi, Brunetta e Ronchi, che cederanno le sedie Maroni e Alfano. È cambiata la musica. Anche nei confronti dei giornalisti. Abolite le dichiarazioni per strada, vietate le frasi e le battute in mezzo alla gente. Anzi, quando una cronista riferisce al Cavaliere una frase su Napoli che aveva prima pronunciato («C'è vento nuovo in città»), il premier glissa e chiede a tutti i reporter di riferire correttamente quello che dice: «Ogni giorno mi trovo frasi che mi vengono attribuite e sono assolutamente false». Anche Berlusconi non riesce ad abituarsi al suo nuovo corso.