Filippo Caleri f.caleri@iltempo.it La politica economica ...
«Nell'economia reale troviamo una crescita intorno allo zero» ha affermato Tremonti che ha anche rincarato la dose: «Non nascondiamo e non ci nascondiamo le difficoltà e le criticità». E fin quinulla di nuovo per il Paese. Il ministro ha quindi sottolineato la consapevolezza di «un rischio di bilancio che c'è e/o che verrà, non solo dal lato della spesa pubblica, se non sottoposta e una rigida disciplina, ma anche dal lato delle entrate fiscali». Parole che sindacati e associazioni hanno immediatamente letto come il possibile arrivo di altre manovre lacrime e sangue. Una tesi confermata. «Per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2011 e mantenere gli impegni presi con Bruxelles sarà necessario, così come già messo in evidenza dal precedente governo, recuperare risorse per un ammontare che si stima tra i 20 e i 30 miliardi nel triennio 2009-2011» ha spiegato il successore di Tommaso Padoa Schioppa al ministero dell'Economia. «Il nuovo governo ha spiegato Tremonti intende «dare piena e immediata attuazione agli impegni assunti dal governo Prodi». Sulla scorta, quindi, di quanto scritto della Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica elaborata dallo governo Prodi dove è sottolineato che «nel complesso la politica di bilancio dovrà recuperare risorse per un ammontare che si stima tra i 20 e i 30 miliardi nel triennio 2009-2011». Fin qui l'impegno. E la solita musica suonata da buona parte dei governi appena insediati della seconda Repubblica. C'è però un cambiamento importante nella strategia del risanamento. Per una volta, questa la promessa di Tremonti, il peso della strategia per riportare serenità sui conti pubblici non sarà in prima battuta a carico dei cittadini. Il messaggio è chiaro. Ogni mossa del Governo sarà fatta assicurando prima che ci sia la copertura finanziaria. Dunque niente nuove imposte e tagli alla spesa. Ma non indiscriminati. E il primo esempio della nuova linea di condotta è stato fatto a proposito delle risorse necessarie a finanziare il disegno di legge che taglia l'Ici e detassa gli straordinari. I soldi che saranno utilizzati «non sono soldi in tasca dei cittadini - ha ribadito il numero uno di via XX settembre - sono nelle casse dello Stato e non sarebbero andati ai cittadini». «Abbiamo ritenuto giusto intervenire subito sulla spesa - ha spiegato poi Tremonti - perché nel Milleproroghe c'è una lenzuolata di maggiori spese pubbliche solo elettorali e in Finanziaria incrementi di spesa per oltre 10 miliardi». Quindi, ha proseguito, «noi riduciamo la spesa non produttiva, non quella che andrebbe nelle tasche dei cittadini, ma che sta ancora nelle casse dello Stato e andrebbe da Palazzo a Palazzo». Tremonti non si è limitato ai primissimi passi del governo nella gestione della finanza statale e della politica economica. Spazio anche ai futuri interventi. In primo luogo il rinvio dell'inasprimento fiscale per banche e petrolieri e chiunque altro abbia fatto «guadagni da congiuntura». Arriveranno non oggi a Napoli, ma a giugno insieme ad un provvedimento che, affiancato al Dpef, anticiperà i contenuti della Finanziaria 2009. Il governo inoltre interverrà per attenuare «l'impatto del carovita e dei mutui sulla casa» varando contemporaneamente un piano «vasto ed organico di riduzione della manomorta pubblica».