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Ici, braccio di ferro sugli immobili signorili

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Due le ipotesi sul tappeto: far rientrare queste abitazioni tra quelle soggette all'abolizione dell'imposta o lasciare la tassazione solo a quelle che nell'ambito dell'A1 vengono definite «realmente di lusso». Si tratta di una distinzione che risale a un decreto del 2 agosto 1969. Questo fissa alcuni parametri. Rientrano quindi in questa categoria le abitazioni che hanno almeno quattro delle caratteristiche individuate, come la grandezza di almeno 160 metri quadrati, terrazzi di almeno 65 metri quadrati, porte d'ingresso di legno pregiato, pavimenti di materiale di pregio, piscina o campo da tennis. La Confedilizia sta premendo per escludere dall'Ici tutte gli A1 senza alcuna distinzione e sembra che questa sia l'ipotesi prevalente. L'imposta sarà invece confermata per le ville e le dimore storiche. In fibrillazione, oltre ai proprietari di immobili, ci sono soprattutto i Comuni che resteranno privi di una importante voce di entrata. «Dalle nostre stime - spiega il vicepresidente dell'Anci Fabio Sturani - il governo dovrà restituirci 2,2 miliardi di euro». Per quel che riguarda gli 823 milioni relativi alla riduzione decisa dal governo Prodi c'è già l'accordo: saranno restituti in due tranche uguali in giugno e dicembre 2008, mentre un conguaglio è previsto per marzo 2009. L'associazione nazionale dei Comuni ha sempre chiesto che la compensazione tenesse anche conto di quei comuni che autonomamente già dallo scorso anno hanno ridotto l'Ici. L'Anci ha quindi chiesto che nel decreto ci fosse una compensazione differenziata. L'abolizione dell'Ici insieme alla detassazione degli straordinari comporta un onere di 3-4 miliardi, da raccogliere con diversi strumenti: la stretta a banche e assicurazioni, il congelamento di alcune misure previste dal Milleproroghe e tagli di spesa. Oltre a specifiche misure fiscali sui «super-redditi» e società petrolifere. L.D.P.

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