Lo Stato sfida i clan Festa della polizia nel regno dei Casalesi
C'è il plotone d' onore, la banda, la squadra a cavallo, gli agenti in uniforme storica. La gente gradisce e attende all' arrivo delle autorità e del capo della polizia Antonio Manganelli. I bambini delle elementari indossano il cappellino grigio con il logo della polizia. Ci sono applausi per tutti, ad ogni arrivo di autorità. Applausi ai messaggi del Capo dello Stato, del premier Berlusconi, del ministro Maroni, applausi al questore di Caserta Carmelo Casabona. «Abbiamo sequestrato 30 milioni di euro ai clan - dice il questore - ma la camorra è ancora in grado di erogare due milioni di euro al mese di stipendi ai propri affiliati e ci preoccupa la zona grigia dell' infiltrazione nei gangli della pubblica amministrazione». Nel settembre 2007 per il presidente della Camera Fausto Bertinotti, lo scrittore Roberto Saviano e le associazioni anti-camorra ci fu scarsa partecipazione e la contestazione del padre del boss «Sandokan», Nicola Schiavone. Adesso l' orgoglio di Casal di Principe ha il volto di una ragazza di 19 anni, Raffaella Mauriello, dell' ITC «Carli», che legge un discorso-appello rivolto al paese, ma soprattutto allo Stato, al quale vuole dare ancora fiducia. «La polizia deve essere considerata parte del tessuto sociale della nostra città, e noi speriamo che questo non sia un festeggiamento sporadico». Gli applausi sono sempre più forti e Raffaella prende coraggio: «Se un imbecille scrive una frase sul muro non ci rappresenta. Noi siamo casalesi - grida - e siamo stanchi di doverci vergognare di quest' aggettivo. Casalesi è il nome di un popolo, non di un clan». Il capo della polizia raccoglie e ripete: «i casalesi siete voi, non quattro camorristi presuntuosi che pensano di sfidarci, faremo abbassare la testa ai clan». Manganelli annuncia «un investimento senza precedenti» per rafforzare organici e mezzi grazie all' uso dei fondi Ue. «Saremo più presenti e più vicini al cittadino», promette. «Qui c' è una partita in corso - aggiunge il capo della polizia - e ci sono i tifosi che ci seguono, ma purtroppo i giocatori in campo sono ancora pochi, mentre troppi sono i sociologi ed i criminologi da salotto. Noi vogliamo garantirvi la libertà dalla paura, che è il primo diritto».