Maroni all'attacco
Domani pomeriggio potrebbe esserci un altro incontro politico sui provvedimenti e poi martedì ci sarà un pre-Consiglio dei ministri per gli ultimi ritocchi. L'obiettivo è quello di scrivere articolati che non possano poi incappare nei rilievi di Quirinale, Unione Europea o Corte Costituzionale e si sta rilevando un'impresa non facile. L'ultimo problema in ordine di tempo è quello che riguarda le badanti. «Non ci può essere sanatoria - ha spiegato Maroni - per chi è entrato irregolarmente, ma terremo conto naturalmente di quelle situazioni che hanno un forte impatto sociale, come il caso delle badanti». Non è giusto, ha sottolineato, «mettere sullo stesso piano chi viene per commettere reati, chi violenta una donna o rapina una villa, e chi viene e svolge un compito sociale importante, come quello delle badanti ed è magari irregolare perché non ha chiesto e ottenuto il permesso di soggiorno: quindi distingueremo». E un invito a tener fuori le badanti ed i collaboratori domestici ancora non regolarizzati dal giro di vite previsto è arrivato anche dal ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna che per loro ha auspicato una «rigida e controllata regolarizzazione». Nell'ultimo decreto flussi sono previsti 65.000 ingressi per colf e badanti extracomunitarie, ma le domande arrivate sono molte di più (sono complessivamente 700.000 a fronte di una quota di 170.000 lavoratori ammessi). Altro punto che sta molto a cuore al ministro dell'Interno è l'efficacia degli allontanamenti. E l'unico modo per un ottenerla, ha spiegato, «è l'espulsione immediata con accompagnamento alla frontiera». Nel pacchetto saranno così inseriti meccanismi più efficaci di espulsione sia per gli extracomunitari che per i comunitari. Per questi ultimi, ad esempio, la soluzione individuata è quella di far scattare l'allontanamento, con divieto di reingresso, per chi non dimostra di avere un reddito minimo lecito: se rientra in Italia, commette un reato e può essere arrestato. E si punta anche ad allargare i motivi che consentono l'allontanamento immediato dei comunitari per motivi di pubblica sicurezza. Quanto al contributo delle forze armate, invece, dopo le riserve espresse dal capo dello Stato, il ministro della Difesa Ignazio La Russa, ha precisato che «da parte del Governo ci deve essere ancora una valutazione definitiva sul possibile ruolo dell'esercito nel pacchetto sicurezza e se ciò avverrà lo strumento non sarà comunque quello del decreto legge». L'idea, ha aggiunto La Russa, «è quella di reperire personale qualificato anche tra la forze armate e la polizia municipale da affiancare a polizia e carabinieri per fare pattuglie nelle ore e nei quartieri più a rischio nelle città: ci sarebbe una forte azione di deterrenza».