Che sarebbe finita male lo si è capito subito. Appena ...
Il tempo di far accomodare il Cavaliere e l'ex pm inizia la sua requisitoria. «Ma avrei immaginato - incalza -, di trovarmi per la seconda volta a dre un giudizio sul suo governo. La prima volta mi è capitato quando mi ha offerto di fare il ministro dell'Interno e non ho abboccato». A quattordici anni di distanza Di Pietro non ha cambiato idea e infatti aggiunge: «Lasci che anche oggi le diciamo "Noi no, noi dell'Italia dei valori non abbocchiamo!" Noi non intendiamo cadere nella tela del ragno che lei, ancora una volta, sta tentando di costruire con pacche sulle spalle. Noi conosciamo la sua storia personale e politica e conosciamo bene la sua sua storia personale e giudiziaria». Potrebbe finire qui. Anche perché i banchi del Pdl si scatenano. Di Pietro chiede a Gianfranco Fini di poter continuare a parlare e il presidente replica: «Lei non è nuovo di questa Aula e sa...». Ma Di Pietro incalza: «Questo vale solo quando riguarda me?». E Fini scatta: «Dipende da ciò che si dice». Ma il leader dell'Idv non demorde: «Già, non bisogna disturbare il manovratore». Ed è su questo punto che si sente l'unico applauso condiviso dei deputati dell'Idv e del Pd. Da qui in poi i banchi del Partito democratico restano silenti evidentemente imbarazzati dall'attacco veemente del leader dell'Idv contro Berlusconi che, però, non raccoglie. Di Pietro accusa il premier di essere un bugiardo, di distorcere la verità dei fatti, di avere il controllo dell'informazione e, quindi, di disinformare, di odiare i giudici indipendenti e di volere «una giustizia forte con i deboli e debole con i forti». Per il leader dell'Idv non ci sono dubbi: «Lei ha fatto un discorso furbo per cercare di imbavagliare l'opposizione». Ma il suo partito non abboccherà. «Noi crediamo che lei si sia messo a fare politica - conclude - per i suoi interessi personali e giudiziari. È questa la verità che non ci toglie nessuno». L'antiberlusconismo non è morto.