Nomine, giornali cattolici all'attacco

Appena due giorni fa era stato più duro un altro giornale cattolico, Famiglia Cristiana: «A un anno dal Family Day siamo al punto di partenza», aveva avvertito il settimanale dei Paolini denunciando l'assenza di un ministro per la famiglia nel nuovo gabinetto Berlusconi e rilevava che nel suo «governo ombra» anche Veltroni «ha ignorato la famiglia». «È più urgente - si domandava il settimanale cattolico - il "federalismo fiscale" o il "quoziente familiare", già finito nel limbo dell'oblio?». «Alle politiche familiari non basterà certo - scriveva - il colpo di teatro dell'abolizione dell'Ici, che non porterà alcun beneficio». Insoddisfazione era espressa da Famiglia Cristiana anche riguardo all'assenza di cattolici militanti nel governo. Sarebbero stati, affermava, «un sano antidoto alla voglia di usare più i muscoli che la ragione», ma Berlusconi, che «in campagna elettorale si è distinto per l'anarchia dei valori (di aborto e Dico non si doveva assolutamente parlare)» su un tema complesso come quello dell'immigrazione ha preferito «proposte semplicistiche, sull'onda dell'emotività». «Se al Governo ci fossero stati Pisanu, Lupi o Formigoni - concludeva - avrebbero posto qualche interrogativo». Ma l'attacco non è stato uno. Anzi, il fuoco di fila era iniziato il 7 maggio con un editoriale sul Foglio ricordava come i cattolici «pullulavano nel governo precedente e dannatissimo: da Prodi a Bindi, Fioroni, Rutelli, Turco, Mastella, Parisi, De Castro, Santagata». E invece adesso «fa impressione lo stesso, questo strano rovesciamento di senso per cui dopo il referendum sulla fecondazione assistita e il family day, e all'indomani delle tenorili polemiche sul dispotismo clericale nella vita pubblica italiana, i cattolici come classe dirigente sono scomparsi dalle posizioni più influenti del sistema istituzionale e politico». Ora l'ultima puntata. Con la dura presa di posizione di Avvenire. L'ex esponente radicale viene descritto come «impegnatissimo in una lotta senza quartiere contro la legge 40» e poi si sottolinea: «Il partito azzurro, proprio mentre si avvia a confluire nel Pdl, si ritrova a mostrare di colpo un volto (Verdini) e una voce (Capezzone) inediti, inattesi e, su un piano politico-culturale, spiazzanti. Scelte che, anche alla luce delle ultime analisi sui flussi di voto, appaiono ostentatamente diverse e dissonanti rispetto alle convinzioni di tantissimi elettori, soprattutto cattolici, della prima forza del centrodestra. È davvero strano. E, fino a prova contraria, è allarmante». In difesa del nuovo portavoce s'è schierata Gabriella Carlucci: «Credo che la dura presa di posizione del quotidiano Avvenire vada addebitata al fatto che non si conosce abbastanza delle qualità di un collega come Daniele, mediatore equilibrato, nonchè abile intermediario apprezzato in molti ambienti della politica». La deputata del Pdl aggiunge anche che «un'altra riflessione si impone: con la nascita del Pdl, il centrodestra ha deciso di dar vita ad una nuova lettura della politica. Un movimento in cui possono liberamente confluire le idee e le capacità di tutti, tra cui sicuramente i valori, la tradizione e la forza del pensiero cattolico e della dottrina della Chiesa, in cui io e molti altri miei colleghi ci riconosciamo».