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Roberto Arditti [email protected] Primo giorno di ...

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Siamo alla vigilia dell'apertura del salone sulla Pubblica Amministrazione e Brunetta battezza il tavolo di lavoro dei suoi collaboratori, dove si incontrano per la prima volta i vertici ministeriali e i collaboratori che il ministro si porta da fuori. C'è uno strano clima nella stanza, in cui eccezionalmente si trova anche il cronista de Il Tempo. Tutti cercano di fare bella figura agli occhi del ministro, anche perché nei prossimi giorni proprio lui dovrà definire gli incarchi del suo Gabinetto. Brunetta è sul lato corto del tavolone, camicia azzurra sbottonata e maniche arrotolate al gomito. Parla per primo e spiega la sua filosofia che è semplice: occorre dare segni concreti di svolta e farlo presto. Inizia il giro di tavolo. Carta d'identità elettronica, comunicazione VoIP per tutta la Pubblica Amministrazione, numeri verdi e call center, sistemi di valutazione dei dirigenti. Gli argomenti sono tanti e tutti intervengono in modo sintetico ma appassionato. Il ministro tormenta il suo i-phone, telefonino «cult» del momento. A volte risponde, quasi sempre lascia squillare (la suoneria è stata tolta, l'i-phone si illumina soltanto con somma eleganza). Chiosa gli interventi, puntualizza e chiede chiarimenti con tono garbato ma fermo: in fondo è ministro e pure professore. Si innervosisce solo quando un telefonino squilla insistentemente: un collaboratore l'ha appena ricevuto dal ministero e non sa come spegnerlo. Apprendiamo così che per l'anno prossimo la carta d'identità elettronica dovrebbe decollarre (già se ne parlava nel 2001 però), ma c'è anche chi dice che quella carta nasce già vecchia: nessuno è finora riuscito a proporre una carta unica, che metta insieme tutti i documenti della Repubblica (patente, tessera sanitaria, etc.). Al tavolo c'è voglia di fare e il ministro vuole trasmettere entusiasmo. Ma al tavolo c'è anche tutta quella saggezza «ministeriale» che in dosi inopportune sconfina nell'immobilismo. O nel suo parente più stretto che è l'attenziona spasmodica agli aspetti formali (e non sostanziali) di questa o quella legge. Sul tavolo ci sono i giornali con le interviste di ieri. «Via i fannulloni» titola Libero. Feltri elogia Brunetta, che nella riunione chiede ripetutamente la predisposizione di un'agenda dei provvedimenti in cantiere. La buona volontà è tanta, la si potrebbe tagliare a fette con un coltello. Di fronte c'è la muraglia delle regole, delle leggi, delle scartoffie. Nessuno al tavolo mostra di apprezzare la smisurata passione delle nostre burocrazie verso le procedure barocche e le decisioni da rinviare. Il ministro pare voglioso di gettarsi nella mischia, di provare a lasciare un segno. Lui, feroce avversario del centro-sinistra in mille battaglie televisive, dice anche che vuole organizzare una riunione con Linda Lanzillotta, ex ministro di Romano Prodi. Segno di fair play e buona volontà, forse anche il bisogno di qualche consiglio buono. Alle 11.00 la riunione finisce. Il ministro è soddisfatto. Comunque vada, non sarà una passeggiata.

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