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Fabrizio dell'Orefice [email protected] Erano ...

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E pensarono male perché Fabio, la cui unica passione sino ad allora era il nuoto, al suo primo giorno di scuola beccò a pochi metri dall'istituto un suo compagno di squadra che distribuiva volantini. Non ebbe nemmeno il tempo di capire che era propaganda di destra che vennero assaliti da altri «compagni», quelli di sinistra. Si scatenò una rissa e Rampelli si ritrovò direttamente in trincea. Quella politica. Quella di destra. E sempre al Righi il giovane deputato del Pdl-tendenza An (anzi, An romana che ormai è un partito nel partito) incontra un altro ragazzino di due anni più grande di lui. Si chiama Gianni Alemanno, non si abbandoneranno più. Ma si lasceranno. Si lasceranno e si riprenderanno. Nell'80 lanciano la sfida per la conquista del Fronte della Gioventù a Roma. Alemanno e, un passo dietro, Rampelli. Dall'altra parte Augello, leggermente più piccolo di Fabio. Vince Alemanno. Poi arrivano i favolosi anni Ottanta. Rampelli resta dentro il Msi. Ma sposa Paolo Colli. E chi è? È il fondatore di Fare Verde, il movimento ambientalista di destra. Chi lo conosce ne parla come se fosse un santone, un visionario. Lancia l'ecologismo nero, i primi campi anti-incendio. I giovani missini, quando cominciano ad imperare i Moncler e i Duran Duran, fanno i volontari, se ne vanno sulle montagne ad avvistare focolai. D'inverno, quando tutti vanno in città, loro scappano verso le spiagge, s'impegnano in Mare d'inverno, con la pulizia delle coste. O la battaglia per la difesa delle aree verdi a Roma, come quella famosa della tenuta di Tor Marancia nel Parco archeologico dell'Appia antica. Protesta contro i cotton fioc in plastica. E scende in piazza contro il nucleare. Sì, proprio contro il nucleare, nelle manifestazione a Borgo Sabotino e a Montalto di Castro. Ma come? Proprio contro in nucleare che Berlusconi vuole reintrodurre in Italia? Se glielo rinfacci Rampelli ti spiega che no, non c'è contrasto con il programma del governo perché «noi puntiamo a far entrare l'Italia nella produzione di energia in partnership con Paesi che già hanno un programma di sviluppo delle centrali atomiche. Sarebbe un errore imperdonabile pensare di costruire funghi nucleari di vecchia generazione nella nostra penisola». Insomma, lui è per il nucleare ma solo quello pulito. An tendenza David Cameron, dunque. Il nuovo mito della nuova destra romana è il leader dei tories inglese, l'uomo che ha fatto saltare gli schemi destra-sinistra mandando in crisi i labouristi post Blair. Dietro Alemanno c'è un mondo che si muovo. Un mondo un po' magmatico, storie incrociate, intrecciate, esperienze diverse. Quando cade il muro di Berlino, Rampelli è ancora un ragazzo che scalpita dietro le porte della destra che si aprono. Si laurea in architettura, si lega a Gasparri mentre Alemanno getta le basi di quella che sarà la destra sociale con Storace e, guarda caso, Augello. L'ex nuotatore fonda una sua componente interna dentro la corrente di maggioranza relativa di An, i Gabbiani. Sceglie come colore un verdino pastello distante dall'azzurro di An, preferisce come simbolo Jonathan Livingston, lancia il messaggio che la «Comunità è amore». E l'amore è un tema che ripercorre nella sua attività. L'amore per Roma, per l'ambiente, per la destra. Il gruppo diventa una piccola setta, la mascotte è una ragazzina di nome Giorgia Meloni. Sì, il ministro. Poi arriva il consiglio regionale, capogruppo di An, il gruppo del presidente Storace. Con la prima battaglia sulla revisione dei libri di testo. La rottura con il governatore, la defenestrazione. Resta quella che un tempo di chiamava destra di popolo, oggi si direbbe destra di strada. Destra da marciapiede, da suole di scarpa consumate. Niente salotti, poche feste. Niente interviste, zero foto. Rampelli è in Parlamento da due anni e mezzo ma per uno strano caso del destino è alla terza legislatura: è entrato alla fine dell'era Berlusconi, l'opposizione, di nuovo in maggioranza. Forse al governo. Alla Camera arriva in bici, chilometri e chilometri dalla Tuscolana al centro. Cadono le correnti, torna il sodalizio con Alemanno, la prima battaglia a sindaco di Roma quasi da soli proprio mentre anche dentro il partito sono in tanti ad incrociare le braccia. Poi s'è ricostruito il trio con Augello. E Gianni si ritrova a fare il sindaco.

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