Libia-Italia, guerra e pace

«Bisognerebbe mandarli indietro - ha aggiunto il Senatur - quando li vedi con il satellite». In effetti, ha proseguito, «tutti gli africani hanno diritto di essere cittadini libici, ma non se li possono tenere tutti e quindi li caricano sui barconi e ce li mandano». E ai giornalisti che gli chiedevano se nelle parole di Gheddafi ci fosse a suo avviso una «rappresaglia» per la nomina di Calderoli, Bossi ha replicato: «La lingua di Gheddafi è sempre stata lunga...». A metà giornata la tensione tra Roma e Tripoli era altissima, poi sono arrivate le parole di scusa di Roberto Calderoli per il suo gesto, in passato, della maglietta contro i musulamni. Ma in serata una nota dell'ambasciata libica in Italia ha chiuso definitivamente la vicenda: la Libia ha accolto «con soddisfazione» «le dichiarazioni pubbliche di pentimento» del ministro Roberto Calderoli e i tanti contatti avuti con le autorità italiane e considera «il caso chiuso». Tripoli ha anche ricostruito i motivi di questo improvviso ritorno di tensione tra i due Paesi. «Nei giorni scorsi — si legge nella nota — la fondazione Gheddafi per lo sviluppo e beneficenza, presieduta da Seif Al Islam Gheddafi, ha espresso in un comunicato le sue preoccupazioni per gli effetti sul rapporto tra Libia ed Italia nel caso il senatore Calderoli fosse nominato ministro del governo, precisando nel medesimo comunicato che si trattava di una questione interna italiana». «Successivamente alla nomina del senatore Calderoli a ministro per la semplificazione legislativa, al comunicato ufficiale del ministero dell'interno della Jamahiriya sul problema dell'immigrazione clandestina e al susseguirsi di voci di stampa circa il congelamento dell'accordo con il gruppo Eni e la sospensione dei visti di ingresso ai cittadini italiani, le autorità libiche ed italiane — aggiunge il comunicato — hanno avviato una serie di contatti ad alto livello, che hanno dato origine alle dichiarazioni pubbliche di pentimento rese dal ministro Calderoli ai media italiani e libici, tra i quali l'agenzia ufficiale libica Jana». Calderoli ha quindi avuto «un colloquio» con l'ambasciatore di Tripoli a Roma, Abdulhjafed Gaddur, «nel corso del quale ha chiarito il senso delle dichiarazioni già rese ai media e diffuse nei due Paesi», ha proseguito il comunicato dell'ambasciata, ricordando inoltre che lo stesso Gaddur «ha avuto un colloquio telefonico» con il sottosegretario alla presidenza del governo, Gianni Letta, con il sottosegretario generale della Farnesina, Giampiero Massolo, e con il direttore generale per i paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, Cesare Ragaglini. «La fondazione Gheddafi, nella persona del suo presidente Seif Al Islam Gheddafi, e le autorità della Jamahiriya hanno accolto con soddisfazione questa evoluzione del rapporto bilaterale, considerando — conclude la nota — il caso chiuso». A cercare di placare le polemiche ci aveva provato nel pomeriggio il ministro degli esteri Franco Frattini, sottolineando come quella con la Libia non è «un'emergenza», perché «Tripoli vuole cooperare con noi e con l'Europa e pone il problema serio» dell'immigrazione che l'Italia vuole affrontare.