Adesso basta, si cambia. Nel giorno in cui Silvio ...

E ogni volta ecco scoppiare l'inevitabile polemica. Già perché sono in molti a pensare che, dopo la sconfitta elettorale, D'Alema abbia avviato le procedure per il prepensionamento di Walter Veltroni. L'ultima trovata è un'intervista al numero della rivista Italianieuropei (realizzata dall'omonima fondazione di cui il lìder Maximo è presidente) che sarà in edicola mercoledì prossimo. Intervista di cui il Riformista (giornale che non ha risparmiato critiche a Veltroni tanto da far infuriare il segretario) ha casualmente deciso di anticipare. Stavolta, probabilmente, non ci saranno polemiche, ma una cosa è certa: D'Alema non si è risparmiato. Negli stralci del colloquio anticipati dal quotidiano diretto da Antonio Polito ce n'è per tutti. La prima puntura è per chi (Prodi?) sbandiera ai quattro venti le sue vittorie contro Berlusconi. «Il risultato elettorale - spiega - non segna una svolta improvvisa, né rivela un improvviso cambiamento dell'Italia. Anche quando vincemmo nel 1996 si trattò di un successo politico nato dal fatto che la Lega nord e il Polo delle Libertà erano divisi. Ma nel voto popolare, cioè nella società, anche allora la destra era in maggioranza...» Primo sasso tolto. Si passa agli errori del governo. Per D'Alema l'esecutivo guidato da Romano Prodi sbagliò, all'indomani delle elezioni, a «pensare di aver vinto». Quindi l'errore di aver scelto «la priorità, apparsa quasi tecnocratica», di concentrarsi sul riassetto dei conti pubblici dimenticandosi, di fatto, del «voto di quegli italiani che non arrivavano alla fine del mese ed erano tornati a rivolgersi alla sinistra». Insomma «errori politici e deficit di innovazione». «Sembra difficile - continua D'Alema - riuscire a scalfire le basi di massa della destra con un riformismo tecnocratico che è apparso lontano dalla realtà sociale del paese». L'ultimo pensiero dell'ex vicepremier è, ovviamente, per Veltroni e per il Pd. «Svanita l'illusione del partito leggero - incalza -, senza struttura e senza iscritti, c'è il problema di costruire un partito moderno in grado di mettere radici nella società contemporanea. Un partito con i circoli, gli iscritti, i gruppi dirigenti, le persone che si riuniscono, che discutono». Un partito che guardi alla Sinistra radicale esclusa dal Parlamento, ma anche all'Udc («non possiamo avere l'interesse a sospingerlo di nuovo sotto l'egemonia di Berlusconi»). D'Alema è comunque chiaro: «Credo che nessuno possa in questo momento ragionevolmente mettere in discussione il ruolo di Veltroni come segretario del partito. L'unica cosa che si chiede è una discussione aperta e meno difensiva, a partire da un'analisi vera che sappia vedere anche i limiti e le insufficienze del progetto così come si è dispiegato fino ad oggi». Poi quando ci saranno tessere e iscritti, magari, si potrà andare alla conta.