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Se le autorità si dimenticano di condannare l'antisemitismo

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Quel che però non era prevedibile è che le autorità civili ed accademiche torinesi (Prefetto, Questore, Rettore) si rivelassero assai più preoccupate di prevenire il sionismo anziché di reprimere l'antisemitismo. Neanche le bandiere bruciate il primo maggio hanno determinato ravvedimenti e ripensamenti in materia. Al movimento di contestazione pregiudiziale della Fiera autodenominatosi "Free Palestine" si è voluto riconoscere libertà di esprimersi perfino più ampie di quelle riservate alla Fiera. L'Università ha previsto per questa settimana un singolare seminario di studi incentrato sulla pace realizzabile in un Medio Oriente senza più Israele: senza alcuna partecipazione di studenti e studiosi di tendenze diverse. Sovrani assoluti della piazza saranno il 10 maggio gli esponenti di "Free Palestine", con bandiere e simboli di sperimentato e dichiarato antisemitismo. Niente bandiere, né distintivi, né troppo entusiasmo, invece, per l'inaugurazione dell'8 maggio: così è stato detto agli amici di Israele ed alla Associazione "Appuntamento a Gerusalemme", che al Capo dello Stato desiderava esprimere pubblicamente gratitudine e ammirazione. Insomma, parrebbe che la opposizione alla Fiera sia più garantita dello svolgimento della Fiera e che, quindi, la stessa inaugurazione debba avvenire nella massima discrezione, quasi in clandestinità. E su questioni di bandiera rischiano di scavarsi lacerazioni ed incomprensioni odiose. Torna in mente la Parigi della Belle Epoque, quando all'indomani del processo Dreyfus alla metà dell'estate del 1896, il barone Maurice de Hirsch aveva ricevuto il giovane giornalista Theodor Herzl, il quale gli aveva parlato - senza convincerlo - della necessità di mettere il suo denaro a disposizione del sogno sionista. La creazione di uno Stato ad Herzl sembrava infinitamente più importante della colonizzazione ebraica in Argentina, finanziata dal suo interlocutore, al quale Herzl qualche giorno dopo scrisse per chiarire meglio il proprio punto di vista. ("… E se ironicamente ella mi avesse domandato una bandiera, e cos'è? Un cencio in cima ad un bastone?, vi avrei risposto no, signore, una bandiera è qualcosa di più! Con una bandiera si trascinano gli uomini dove si vuole, anche nella Terra Promessa…)". Ecco: proprio la storia dello Stato di Israele, di cui ricorre quest'anno il sessantesimo anniversario della nascita, dimostra perchè nessuna idea del futuro della Palestina possa far ammainare, nascondere, bruciare la bandiera con la stella di Davide. Se Giorgio Napolitano, del resto, ha deciso di venire a Torino l'8 maggio è proprio per rendere onore a quella bandiera, a quella memoria, a quel popolo. Magnifico Rettore, eccellentissimo Questore, signor Prefetto e quant'altri devono rispettare e far rispettare tale decisione.

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