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Calderoli ministro farà il «taglia-leggi»

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Ilcoordinatore del Carroccio arriva alla Camera dei deputati per incontrare Umberto Bossi nel cortile di Montecitorio. In realtà il Senatur, intorno all'ora di pranzo, aveva già ribadito che Calderoli sarebbe stato ministro, ma è dopo il colloquio con il leader della Lega che l'ex vicepresidente del Senato decide di scoprire tutte le carte in tavola: «Abbiamo chiuso l'accodo e per me ci sarà un ministero a sorpresa - annuncia Calderoli - Saranno due ministeri con portafoglio e due senza portafoglio, più un viceministro. Abbiamo lavorato fino alle due e mezzo di notte con Silvio Berlusconi e abbiamo elaborato un nuovo ministero, una cosa che non c'è mai stata. Dire cosa sarà spetta a Berlusconi - precisa - ma si tratta di una cosa che gli italiani aspettano e che gli darà molta gioia». Quale sia il ministero senza portafoglio assegnato a Roberto Calderoli si scopre poco dopo. Quando fonti parlamentari leghiste presentano con soddisfazione la «sorpresa»: una delega alla «delegificazione», alla semplicità. Calderoli avrà in mano lo strumento per essere amato o odiato da tutti gli italiani. Sarà l'uomo, il ministro senza portafoglio, che potrà farla finita con la montagna di leggi di «cui i cittadini non ne possono più»: l'uomo che può semplificare il sistema. Proprio lui che in campagna elettorale contestò la proposta di Veltroni: «Cinquemila leggi da abrogare entro il 2008? Adesso basta! L'impudenza di Veltroni non ha limiti». E ora gli tocca prendere in mano le forbici e vestire i panni del «taglia-leggi». Gli altri tre ministri della Lega sono invece ormai noti. Anche se, per sicurezza, Bossi ricorda ogni giorno che «questa volta senza la Lega Berlusconi non ce l'avrebbe proprio fatta. Quando ho visto che non passavo in televisione ho cominciato a girare le piazze - racconta Bossi durante una pausa nel cortile interno a Palazzo Montecitorio - Erano tutte piene e così ho capito che avevamo fatto il pieno di voti». E a chi gli chiede se la Lega è come An, risponde che «noi di voti ne abbiamo una montagna». Difatti, per ora le trattative per portare i suoi uomini all'interno dell'esecutivo gli danno ragione. Alleanza nazionale lotta per tre posti, mentre la Lega ne conquista quattro mettendo le mani anche su un quinto dicastero. Le poltrone, dunque. A Roberto Maroni il compito di guidare il Viminale, Luca Zaia l'Agricoltura e Umberto Bossi le Riforme (l'altro ministero senza portafoglio). Il viceministro, già annunciato nei giorni scorsi, è Roberto Castelli che prenota le Infrastrutture. Ma a Calderoli non spetterà solo il compito di rendere l'Italia un paese meno burocratico. Il suo lavoro camminerà parallelo a quello di Umberto Bossi. Sì perché il Senatur, ormai ministro in pectore delle Riforme, vuole lavorare solo su una parte dei cambiamenti istituzionali che il programma del Pdl e della Lega hanno promesso agli italiani, per poi lasciare il resto a Calderoli. Dunque, Bossi punterà al federalismo, Calderoli sul resto a iniziare dalla legge elettorale. Il leader della Lega spiega: «Roberto (Calderoli, ndr) sarà ministro delle Riforme quando mi sposterò io. Prima lo instrado, come l'altra volta». Una staffetta, dunque, tra il numero uno e il numero due del partito per portare a casa risultati concreti. Perché, come spiegano gli altri deputati leghisti, «stavolta abbiamo i numeri per fare quello che c'è da fare. Non ci sono scuse, o la gente si arrabbia davvero». Numeri forti in Parlamento, certo, ma ormai altrettanto forti anche al governo.

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