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Bossi: "Il made in Italy? Non a Montezemolo"

Bossi e Berlusconi

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Il numero uno del Carroccio si aggira per i corridoi di Montecitorio a passo lento, con una schiera di giornalisti al seguito a caccia dell'ennesima «sparata» o di un nome in più da infilare nel totoministri. Parla a bassa voce il Senatur: «Tre domande e basta per favore», dice prima di spiegare alla stampa il futuro di Roberto Calderoli. Del resto lui non ama giri di parole, va dritto al punto, come spiegano i suoi onorevoli colleghi. Ed è difronte al ristorante della Camera che decide di bocciare la nomina extragovernativa fatta da Silvio Berlusconi: «Luca Cordero di Montezemolo ambasciatore del made in Italy no. Non sono contento». La Lega si schiera contro, Bossi non ci sta: «Se va in giro per il mondo a vendere le sue Fiat e nelle sue Ferrari ben venga, ma ambasciatore di tutto il made in Italy proprio no», spiega mentre s'infila nella sala da pranzo di Montecitorio. Dall'altra parte del Palazzo le votazioni per vicepresidenti, segretari e questori continua senza sosta. I sessanta deputati leghista entrano ed escono dall'Aula. Parlano molto tra di loro, sembrano una squadra vera. E anche il presidente dei deputati alla Camera, Roberto Cota, è convinto che bisgona essere soddisfatti «per Montezemolo che vende i suoi prodotti nel mondo. Ma ambasciatore del made in Italy...». Da una poltroncina del Transatlantico si alza Stefano Stefani. L'onorevole della Lega spiega «l'importanza di riportare i nostri prodotti sui mercati internazionali. È una cosa molto seria - spiega Stefani - e non credo che Montezemolo sia la persona all'altezza del compito». A dare questa delega al presidente uscente di Confindustria era stato proprio Berlusconi. Il premier in pectore l'aveva nominato il 30 aprile scorso, durante un pranzo di lavoro. Montezemolo ci aveva pensato sù un giorno intero, poi ha alzato il pollice: «Accetto». E Montezemolo fu incoronato ambasciatore del made in Italy con tanto di applausi da parte dei parlamentari del Pdl. Ma Berlusconi non aveva fatto i conti con la Lega che, spiegano i più vicini a Umberto Bossi, non ha mai avuto un ottimo rapporto con Montezemolo. La bocciatura del Senatur sembra dare sfogo a un pensiero diffuso tra i leghisti. Le critiche a Montezemolo sembrano arrivare da tutto il Carroccio. Il deputato Jonny Crosio ne parla con il collega Giacomo Chiappori nel cortile di Montecitorio. Gianpaolo Dozzo fa lo stesso in Trasatlantico con Sebastiano Fogliato: «Ma ambasciatore di cosa? Montezemolo è ambasciatore dei suoi interessi». Poi rispunta Bossi, il pranzo è finito. Si torna a parlare di totoministri. Su Montezemolo la Lega non scommette.

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