A Londra disfatta dei Laburisti
La Capitale si è apparentemente spaccata sui due candidati, indicano gli analisti: Boris ha fatto il pieno nei sobborghi residenziali ricchi e conservatori, Ken nel centro, dove tradizionalmente fa man bassa il Labour, e dove sono concentrate le enormi minoranze etniche londinesi, ostili ai Tory. Per la Bbc, il Labour diventa il terzo partito con il 24%, superati dai Liberaldemocratici con il 25 e dai Conservatori, saliti al 44%. I dati definitivi dicono che i Conservatori hanno 3154 consiglieri (+256), controllano 65 consigli locali (+12). Laburisti: 2368 consiglieri (-331), controllano 18 consigli locali (-9). Liberaldemocratici: 1805 consiglieri (+34), controllano 12 consigli locali (+1). Le proporzioni della sconfitta nel voto locale la rendono simile a quella subita dall'allora premier Tory John Major nel 1995, due anni prima della sua estromissione da Dowing Street ad opera di Tony Blair. «Non è solo un voto contro il cattivo operato del governo, ma un voto di fiducia per noi», ha gioito il leader conservatore David Cameron, che ora inizia la lunga marcia verso Downing Street, nel 2010. L'analisi del voto - l'affluenza è stata del 35%, simile al passato - mostra come i laburisti abbiano perso consensi in loro tradizionali roccaforti. Secondo gli esperti questo è più che altro il risultato della impopolare abolizione della fascia di tassazione del 10% per i redditi più bassi, ennesima gaffe di Brown, che ha ammesso si sia trattato di un errore. Il premier, che negli anni come ministro delle Finanze aveva la fama di uomo al comando dell'economia, e che un anno fa era succeduto a Tony Blair con sondaggi trionfali, si è inoltre mostrato incerto nell'affrontare l'attuale crisi del credito. Brown ha detto che il partito «imparerà la lezione» che viene da questo voto e «mostrerà di aver ascoltato, andando avanti. Ascolterò e imparerò, questo è il mio lavoro... le circostanze economiche non ci hanno aiutati, ma la gente deve essere certa che il governo li guiderà attraverso questi tempi difficili». Cosa succederà ora? La leadership di Brown non è in discussione (l'opposizione interna non ha abbastanza forza), ma è chiaro che Downing Street dovrà operare cambiamenti sostanziali, in politica economica e sociale. Forse un rimpasto è all'orizzonte, ma quali teste possano saltare è presto ancora per dirlo.