Bossi e Caruso, sfida a chi la spara più grossa
UmbertoBossi entra alla Camera mostrando il pugno e digrignando i denti. E poco dopo scatena il putiferio quando gli chiedono se sarà possibile dialogare con la sinistra. Il «senatur» replica brusco ai cronisti: «Non so cosa vuole. Noi siamo pronti; se vogliono fare gli scontri, io ho 300.000 uomini sempre a disposizione, se vogliono accomodarsi... Mi auguro che la sinistra scelga la via delle riforme, non come l'altra volta che non vollero assolutamente la riforma federale». Parole forti che cozzano con gli inviti alla moderazione verbale che Silvio Berlusconi gli rivolge insistentemente ormai da giorni. Appena l'altroieri sera il Cavaliere ha definito le armi citate da Bossi «fucili di carta». Ma lui replica laconico: «I fucili sono sempre caldi». È l'immagine di chi torna a Roma da vincitore conscio del peso che la sua creatura politica, la Lega Nord, assumerà per l'intera legislatura. Più tardi Bossi avrebbe ricevuto una telefonata da Silvio Berlusconi che lo invitava a evitare «fughe in avanti», perché in questa fase «non serve essere aggressivi, ma stare tranquilli». E il leader della Lega gli dà ascolto, attenua un po' i toni: «Noi vogliamo democraticamente fare le riforme, non abbiamo paura se la sinistra decide di scendere in piazza. Abbiamo 300.000 martiri pronti a venir giù dalle montagne: è l'ultima volta, altrimenti i nostri fanno un casino. Non credo che la sinistra faccia questa scelta, ma è meglio che non la faccia». Ma la miccia è ormai innescata e per uno tipino come Francesco Caruso quello di Bossi deve esser sembrato un assist di Ronaldinho. Sentite il pasionario dalla barba incolta che ha incitato nei giorni scorsi la sinistra alla cospirazione: «Anche da quest'altra parte, nel cuore del Sud ribelle, ci sono trecentomila uomini con i fucili caldi che non aspettano altro che Bossi ci dica dove andarlo a prendere, lui e i suoi sgherri padani». L'ex deputato indipendente del Prc non si è fermato qui: «Visto che anche noi siamo pronti per gli scontri, Bossi ci comunichi soltanto il luogo, il giorno e l'ora, non mancheremo e non ci faremo certo intimorire dai suoi fucili spuntati e dalle sue minacce inconcludenti». Poi ha rilevato: «Sapremo rispondere colpo su colpo ai padani che hanno sversato per decenni i loro veleni nelle nostre terre, che hanno sderenato e saccheggiato per decenni il Meridione in combutta con una classe politica locale parassitaria, che hanno rapito, saccheggiato e deportato intere generazioni di giovani meridionali per far diventare le loro braccia e i loro cervelli dei semplici ingranaggi al servizio delle loro fabbrichette. Le nostre sono truppe extraparlamentari, lui invece abbaia, ma al massimo può schierare qualche truppa ministeriale».