Roma svolta a destra. Il modello Roma che ha rilanciato An
Chi parla è Andrea Augello, senatore di An e coordinatore della campagna elettorale di Gianni Alemanno. E parla a nome di un gruppo, folto, di emergenti romani del partito di Fini che ha costruito la vittoria dell'ex ministro nella corsa per il Campidoglio e che ora rivendica il diritto di sedersi con pari dignità al tavolo della trattativa con Berlusconi. Per avere un ministero. Ma anche il diritto di accomodarsi con pari dignità al tavolo che dovrà costruire il nuovo partito del Popolo della Libertà. Il rischio per An, perdendo Roma, era quello di scomparire, di «annaccquarsi» nella nuova creatura voluta dal Cavaliere. Il successo, invece, gli consente di rivendicare un ruolo, importante, in un partito che si avvia ad avere due teste: una a Milano e una, altrettanto forte, nella Capitale. E che An sia stato il partito che più ha trascinato Alemanno lo dicono anche i numeri del futuro consiglio comunale: nel gruppo «monocolore» del Pdl i consiglieri di An saranno il doppio di quelli di Forza Italia. Una supremazia (anche se gli azzurri si sono spesi con altrettanto «furore» per il sindaco del Pdl) costruita su un contatto stringente con la città. Quello stesso contatto con il territorio che, dopo la vittoria di Francesco Storace alla Regione nel 2000, fece dire a Goffredo Bettini «ora mettiamoci a studiare il modello della Destra sociale, come hanno lavorato sulla città». E gli esponenti di quella Destra Sociale che oggi non c'è più sono gli stessi che hanno costruito la vittoria di Alemanno: Andrea Augello, eletto senatore per la seconda volta dopo un lungo periodo passato come consigliere regionale e poi come assessore al bilancio nella Giunta Storace, Vincenzo Piso, consigliere comunale e segretario romano di An, ora eletto deputato. Così come Marco Marsilio, anche lui ex consigliere comunale, capogruppo e oggi neodeputato. E ancora Fabio Rampelli, deputato per la seconda volta dopo aver salito tutta la scala gerarchica, da consigliere comunale a regionale. E poi Giorgia Meloni — ex leader del Fronte della Gioventù e giovanissima vicepresidente della Camera nella passata legislatura — e Silvano Moffa, deputato ed ex presidente della Provincia. Un gruppo che si conosce fin dai primi vagiti di militanza politica (Rampelli e Alemanno hanno fatto lo stesso liceo a Roma, il Righi), destini che si incrociano tra il Fronte della Gioventù, la propaganda fatta per strada, i primi successi politici. Un gruppo che conosce anche le divisioni, le scelte per correnti diverse: Rampelli e Marsilio che lasciano Storace per fondare il gruppo dei «Gabbiani», Alemanno e Augello ai ferri corti, con il secondo fondatore, solo qualche mese fa, insieme a Moffa, di un gruppo trasversale nel partito deciso a chiedere a Fini un deciso cambiamento di strategia politica. Salvo poi ritrovarsi ad essere il più accanito sostenitore proprio di Alemanno per il Campidoglio e il coordinatore della sua campagna elettorale. Un incarico che proprio Andrea Augello racconta nato così: «Quando proposi a Fini di candidare Alemanno al Comune lui mi guardò e mi disse: "lo fai perché lo vuoi bruciare". Gli risposi che secondo me invece poteva vincere. Gianfranco allora mi disse: "D'accordo allora però fai il suo coordinatore". Ho accettato immediatamente». E così è stato recuperato il rapporto tra i due. Tanto che la prima dedica di Gianni Alemanno per la vittoria è stata per il fratello di Andrea, Toni Augello, ex capogruppo di An in Campidoglio, morto nel '99, e anche lui, in quegli anni, nel gruppo dei ragazzi «terribili» che oggi ha portato alla vittoria il Pdl.