E Fini si prepara alla presidenza della Camera
Così, ammesso che ce ne fosse bisogno, il successo di Gianni Alemanno ha dato ulteriore certezza all'elezione di Renato Schifani e Gianfranco Fini rispettivamente alla seconda e alla terza carica dello Stato. Montecitorio ha meticolosamente predisposto tutto per questa mattina alle 10, ora in cui si sentirà in aula squillare per la prima volta il campanello di avvio delle sedute della XVI legislatura. Il regolamento prevede un primo scrutinio segreto con una soglia molto alta: i due terzi dei componenti, vale a dire 420 sì per il leader di An. Alla seconda e terza votazione (che si svolgeranno sempre oggi) l'asticella si abbassa ai due terzi dei votanti; solo nel quarto appello è sufficiente la maggioranza assoluta dei votanti. Dunque, è molto probabile che Fini debba attendere la giornata di domani per prendere le consegne del Palazzo da Fausto Bertinotti. Nel dettaglio, la maggioranza può contare, infatti, su 344 sì (276 del Pdl, 60 della Lega Nord e 8 dell'Mpa) certamente insufficienti al primo scrutinio. Nei due successivi è prevedibile che la quasi totalità dei 630 deputati risponderà all'appello nominale. Ma questo non cambiera molto rispetto al numero dei consensi necessari, comunque maggiore di 400. Solo al quarto scrutinio vincerà la maggioranza politica a favore di Fini. Al Senato, invece, l'elezione di Schifani potrebbe avvenire già alla prima votazione. Infatti, al primo scrutinio è richiesta la maggioranza dei componenti l'assemblea, in tutto 161 voti, compresi i 7 senatori a vita. In realtà sono 322 i parlamentari della Camera Alta. Il quorum dovrebbe essere fissato a 162; ma ne basterà uno di meno perché il senatore più anziano, chiamato a presiedere, per prassi non vota. Pdl e Lega Nord possono contare su 174 voti a favore di Schifani, 13 più del necessario. Veltroni voterà scheda bianca col suo Pd, seguito, con ogni probabilità, dall'Idv di Antonio Di Pietro.