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Veleni e accuse per conquistare l'ultimo voto

Manifesti 'modificati'

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Si è conclusa, invece, con la telefonata di Gianni Alemanno al prefetto Mosca, ieri mattina a seggi aperti, per scongiurare brogli elettorali. Così è cambiata la campagna elettorale, goliardica ma concreta nelle proposte fino al primo turno con scambi di battute più tra i diversi schieramenti che tra i diretti interessati. Una lotta senza sconti, quella per il ballottaggio, il più incerto della storia capitolina. Abbandonato il fair play, negli ultimi dieci giorni di campagna elettorale, i due candidati si sono accusati praticamente di tutto, parlando sempre meno di progetti per la città e sempre più dell'avversario. Dalla croce celtica di Alemanno con la scritta «Così vuole cambiare Roma», al manifesto che vede un vecchio Rutelli con la scritta «Roma 2028: Dopo di me. Roma ha bisogno di essere ascoltata "per fare 'na ceppa"». Ancora niente in confronto agli ultimi tre giorni di campagna elettorale, resi più difficili dall'aggressione di una ragazza africana nei pressi della stazione ferroviaria de La Storta da parte di un rumeno. I toni si accendono, il tema elettorale si sposta quasi unicamente sulla sicurezza. Alla proposta di Rutelli di sperimentare braccialetti salvavita per le donne, Alemanno replica furiosamente: «Vogliono mettere il burqa elettronico alle donne». E che la «guerra al voto» abbia raggiunto l'apice si comprende anche dal numero di gazebi distrutti o dati alle fiamme. Ma ancora nulla a confronto delle accuse dell'ultimo giorno di campagna elettorale. Venerdì mattina inizia Rutelli: «In questi ultimi giorni sono accadute delle vicende anche un po' sospette, ma non tocca a me dirlo. Indagheranno le forze dell'ordine e la magistratura». Cala così il sospetto sullo stupro de La Storta. Un'accusa che Alemanno respinge con forza. «Lasciano intendere che è stata la destra a organizzare lo stupro della studentessa del Lesotho. Sono dei cialtroni e dobbiamo rimandarli a casa». Un velo di sospetto pesantissimo che assume i toni del giallo con una mail inviata da un ufficio del ministero della Famiglia in cui si alimentano ulteriormente i dubbi su un possibile complotto dietro lo stupro della ragazza africana e un lungo curriculum vitae del candidato del Pdl, con tanto di numeri di arresti ai tempi del Fronte della Gioventù. Un colpo basso sul quale i due candidati hanno preferito lasciare agli esponenti nazionali dei rispettivi partiti l'onere di rispondere a suon di comunicati stampa. Andrea Augello, senatore del Pdl, è il primo a «smascherare» la provenienza della mail, ovvero da un indirizzo corrispondente a un collaboratore del ministro Bindi, che si è dimesso l'altro ieri. A seguire, commenti durissimi anche da parte di Maurizio Gasparri e Antonio Tajani. Risponde Renzo Lusetti (Pd) che accusa di scandaloso sciacallaggio la strumentalizzazione della mail partita da un ufficio del ministero, costruita ad hoc a seggi aperti «con l'evidente intenzione di influenzare il regolare svolgimento del voto per il ballottaggio in corso a Roma». Cala così il sipario sui quindici giorni più velonosi che la Capitale ricordi negli ultimi cinquant'anni. In ballo non solo i circa 200 mila voti dispersi al primo turno ma l'opportunità di scrivere il proprio nome nella storia della Capitale. Per Rutelli sarebbe il terzo mandato e conquisterebbe il record del sindaco più «longevo» dal dopoguerra ai giorni nostri. Alemanno sarebbe il primo sindaco di destra dalla nascita della Repubblica. Una sfida, per entrambi, da vincere con ogni mezzo.

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