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Brunetta: Tra Pdl e Pd il dialogo si può fare"

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Dallavoro, alla sicurezza, al fisco, alla politica per la casa, Renato Brunetta, economista, vicecoordinatore di Forza Italia eletto nelle file del Pdl e candidato per un posto di peso nel governo, indica i punti su cui maggioranza e opposizione possono collaborare «per attuare quelle riforme necessarie allo sviluppo e al rilancio del Paese». In che modo sarà una legislatura costituente? «Per legislatura costituente non intendo che deve essere eletta un'assemblea costituente nè che va riproposta la Bicamerale. Penso piuttosto a uno spirito costituente che potrebbe realizzarsi in modo più efficace a partire dai programmi dei due partiti, cioè con l'attuazione di quelleparti che sono convergenti». Su quali temi si può sviluppare un dialogo con l'opposizione? «Penso innanzitutto al federalismo fiscale per il quale c'è una sovrapposizione tra i dueprogrammi per il 90%. A questo punto le commissioni competenti potrebbero anche in tempi brevi, sulla base di un imput governativo, cominciare a approvare i relativi testi. Anche sulle politiche per la casa i programmi di Pdl e Pd sono sono quasi coincidenti. Entrambi prevedono la vendita degli immobili pubblici, la costruzioni di nuovi alloggi, gli affitti agevolati, la riforma della tassazione delle locazioni». Ma è sulle politiche per il lavoro che pensate a un coinvolgimento maggiore del Pd, o no? «Lo statuto dei lavori di Biagi, le singole proposte del Pd, la riforma della tassazione sugli straordinari e la riforma della contrattazione di scecondo livello potrebbero essere elementi complemantari di una grande ridefinizione delle regole del mercato del lavoro. Se nel Parlamento c'è una convergenza di questo genere non si capisce perchè Confindustria e sindacati non debbano essere d'accordo a una riforma del modello di contrattazione». E poi cos'altro? «Partendo da questo architrave si può passare a riqualificare le riforme in tema di welfare e previdenza con l'innalzamento su base volontaria dell'età di pensionamento senza che ci sia guerriglia sociale. Poi sulla sicurezza, al di là dei toni e degli accenti, c'è la comune consapevolezza che va affrontato in modo strutturale e non sulla spinta di questa e quella tragedia». Questo vuol dire che la riforma della legge elettorale diventa marginale? «No. Visto che c'è un referendum pendente, il clima costituente potrebbe far trovare la quadratura anche sulla riforma elettorale». Anche sul fisco vede delle convergenze? «Ambedue i partiti si sono spesi per la riforma dell'Irpef, la semplificazione, il superamento dell'Irap e del sistema degli incentivi. Ci sono numerose idee comuni e i due grandi partiti non sono più ricattati al loro interno da componenti estreme. Ci sono quindi le condizioni per esplicitare la forza riformatrice». Per la giustizia però qualche divergenza sussiste... «Ci sono invece tanti punti in comune. Anche la questione della separazione delle carriere non sarebbe più un elemento scatente di un conflitto ma la componente di una riforma non più procrastinabile». Insomma ci sono tutti i presupposti di una legislatura idilliaca. «Dialogo non vuol dire che non ci saranno discussioni e momenti di frizione. La maggioranza deve fare il proprio ruolo come pure l'opposizione ma il clima generale può essere riformatore e di collaborazione». Dopo l'offerta a Ichino seguiranno altri abbocchi a esponenti del Pd? «Non si tratta di fare o meno delle offerte. La parte più interessante avverrà in Parlamento e l'idea su Ichino che è elemento di grande interesse è solo la punta di un clima che non potrà che essere nuovo e riformatore. Siamo all'alba di una stagione diversa e non prevista da nessuno».

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