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Il timore è concreto. La paura palpabile. Sarà per l'onda ...

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Sarà per il «verdetto» delle urne che si aspettava decisamente favorevole a Rutelli tanto che nessuno pensava di dover affrontare il ballottaggio. Ma dopo la sconfitta alle politiche, il Partito democratico teme di perdere anche le comunali a Roma. Le dichiarazioni di Veltroni e Bettini pubblicate ieri su due distinti organi di stampa rappresentano un po' una cartina al tornasole delle loro fondate preoccupazioni. Cominciamo da quella che è considerata «l'eminenza grigia» dei Democratici, Goffredo Bettini, senatore e coordinatore del Pd e amico di Walter fin dai tempi della Fgci, di cui è stato segretario. «Le difficoltà sono enormi, ma davvero sarebbe poco comprensibile, e tipicamente italiano, di fronte all'asprezza dello scontro non tenere botta», scrive sul «Riformista» il deus ex machina del cosiddetto «modello Roma», sul quale Veltroni ha costruito la sua leadership. E, come dicevamo, a mettere le mani avanti a ventiquattr'ore dal voto è anche l'ex sindaco di Roma, che sulle Colonne dell'«Unità», risponde all'intervistatore: «...è chiaro che votare quindici giorni dopo la vittoria di Berlusconi non è facile: Dipende da quanta gente si recherà alle urne». E aggiunge: «Se dovessimo perdere, per risalire l'onda serve più determinazione, non meno». Non c'è bisogno di essere dietrologi per comprendere qual è il «messaggio». Anche perché, sebbene i guai per Veltroni sono collegati al reponso elettorale di due settimane fa, se Rutelli dovesse essere sconfitto da Alemanno le conseguenze saranno serie per il leader democratico. A perdere per la seconda volta consecutiva sarebbe anche Walter e non solo Francesco. E con lui il suo modello, la sua visione dei problemi, la sua capacità di costruire e attrarre consenso. Ecco perchè sono giorni di ansia per Veltroni e il suo staff. Roma è l'ultima trincea: caduta Roma, avrebbero via libera, nel Pd, quanti, a partire da Pierluigi Bersani, contestano dall'inizio (e continuano a farlo) il «partito liquido» non innervato sul territorio. E hanno sperimentato sulla propria pelle come questo produca erosione di consensi anche in zone dove sono radicati da decenni. Subendo l'incursione della Lega che ha raggiunto percentuali significative di consensi persino in Emila Romagna, ma anche a Sesto San Giovanni, per non parlare della conquista da parte del centrodestra di Brescia, una città-simbolo per post-democristiani e post-comunisti. Veltroni è in bilico. Se va bene a Roma, sarà messo sotto tutela. Se va male, potrebbe essere proprio lui a fare da capro espiatorio. La sconfitta alle politiche è stata messa quasi al cento per cento sul conto di Romano Prodi. Del bis negativo squisitamente romano, se ci sarà, dovrebbe farsene carico lui. Ecco allora che si può cogliere la sintomaticità delle affermazioni di Bettini, che invoca continuità con le scelte fatte quale sia il risultato delle elezioni. E «puzzano» di paura anche gli allarmi che, da Veltroni in giù, vengono lanciati contro il «pericolo fascista», la «marea nera» di cui ha parlato Massimo D'Alema. Per non dire delle teorie del complotto che fioriscono attorno all'episodio di cronaca nera, l'aggressione alla giovane studentessa africana avvenuta a La Storta. La stampa di sinistra cavalca la poco credibile e verosimile tesi del «cui prodest».

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