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L'appello è sempre lo stesso. Ogni anno le cariche ...

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Il premier in pectore riceve un senatore della Repubblica (per quanto siano discusse e discutibili le sue opinioni) e mezzo Pd gli si scaglia contro sostenendo che così ha insultato il «totem» della Resistenza. Contemporaneamente, nel corso delle varie manifestazioni per la ricorrenza giunta al suo sessantatreesimo compleanno, il presidente della Cei è contestato e fischiato a Genova, i sopravvissuti dei campi di sterminio nazisti insultati a Roma, mentre a Milano i Carc chiedono la liberazione dei terroristi in prigione. Non è un bell'esempio di giornata pacificatrice. Uno dei pochi, se non l'unico, che ha tentato di ristabilire l'equilibrio è il capo dello Stato: «Le ombre della Resistenza non vanno occultate, ma guai a indulgere a false equiparazioni e banali generalizzazioni; anche se a nessun caduto, e ai famigliari che ne hanno sofferto la perdita, si può negare sul piano umano un rispetto maturato col tempo - ha sottolineato Giorgio Napolitano nel passaggio centrale del suo discorso al Palazzo Ducale di Genova - È possibile e necessario raccontare la Resistenza, coltivarne la storia, senza sottacere nulla, smitizzare quel che c'è da smitizzare; ma tenendo fermo un limite invalicabile rispetto a qualsiasi forma di denigrazione o svalutazione di quel moto di riscossa e riscatto nazionale cui dobbiamo la riconquista anche per forza nostra dell'indipendenza, dignità e libertà della Nazione». Come dicevamo, tuttavia, si tratta di un'eccezione. Per il resto, la giornata di pacificazione è stata tutt'altro che pacifica. Berlusconi, che per la prima volta ha spiegato di credere «fermamente che oggi ci siano le condizioni storiche e politiche perchè questo 25 aprile possa rappresentare un salto di qualità verso la definitiva pacificazione nazionale», è stato fatto bersaglio di accuse per aver incontrato Giuseppe Ciarrapico, democraticamente eletto il 14 aprile a Palazzo Madama. Il «la» al coro lo ha dato Veltroni: «È un segnale politico che segna una distanza molto profonda e molto grave tra questo gesto e lo stato d'animo di tutti quegli italiani che festeggiano oggi il 25 aprile», ha affermato. E, dietro al segretario, si sono accodati gli altri. Da Realacci («Ancora una volta Berlusconi è troppo distratto o impegnato per festeggiare il 25 aprile») alla Finocchiaro («È davvero avvilente che in una giornata importante come questa Berlusconi non trovi di meglio che ricevere Ciarrapico»); da Gentiloni («Berlusconi doveva essere a piazza Venezia e invece ha preferito ricevere Ciarrapico») a Giulietti («Nel giorno nel quale si ricorda la festa della Liberazione dai nazifascisti Berlusconi incontra Ciarrapico un nostalgico del ventennio che fu»). Intanto, mentre la sinistra polemizzava e il Capo dello Stato raccoglieva applausi, il presidente della Cei Angelo Bagnasco veniva fischiato. Ma non è stata l'unica contestazione della giornata: nella Capitale migliaia di persone hanno sfilato per ricordare il 25 aprile e un gruppetto di idioti non ha trovato di meglio da fare che fischiare Piero e Alberto Terracina, sopravvissuti ai lager, e insultarli con frasi del tipo: «Voi siete gli invasori della Palestina, vergognatevi».

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