Governo, la Lega punta i piedi
Così ieri all'ennesimo vertice a palazzo Grazioli con lo stato maggiore di Forza Italia (Claudio Scajola, Niccolò Ghedini, Fabrizio Cicchitto, Paolo Bonaiuti, Gianni Letta, Franco Frattini, Sandro Bondi, Elio Vito e Renato Schifani), Berlusconi ha cercato di definire qualche punto fermo nel puzzle dei ministeri. Nel pomeriggio, uscendo per un giro tra i negozi del centro della Capitale ha liquidato i curiosi con «il lavoro procede bene ma non è ancora ultimato. Parole più prudenti di quelle usate da Gianfranco Miccichè, che, lasciando palazzo Grazioli annuncia che «sostanzialmente la squadra è fatta» e che lui sarà sottosegretario alla presidenza del Consiglio con la delega al Mezzogiorno e al Cipe. Il tempo stringe, oggi è previsto un incontro tra il leader del Pdl e Umberto Bossi. Un vertice che dovrebbe servire a risolvere la questione dei vicepremier. Ancora non è stato deciso se saranno uno o due. Gianni Letta ha già fatto intendere che non gradirebbe di condividere il ruolo con Roberto Calderoli. Ma al tempo stesso la Lega ha chiesto una poltrona di peso e quindi difficilmente rinuncerà alla vicepresidenza senza avere qualcosa di equivalente in cambio. «Stiamo cercando di mettere in ogni posto uomini in grado di svolgere il compito che gli è affidato», ha spiegato Berlusconi ai curiosi fuori da Palazzo Grazioli. Tra i punti fissi ci sono Tremonti all'Economia, Scajola allo Sviluppo Economico, Frattini agli Esteri, La Russa alla Difesa. La Lega dovrebbe posizionarsi agli Interni. Il Viminale per il partito di Bossi sarebbe una sfida pericolosa. La Lega che ha puntato tutta la campagna elettorale sul tema della sicurezza e dell'immigrazione clandestina potrebbe trovare agli Interni il suo capolinea qualora non riuscisse ad essere all'altezza del compito e a dimostrare di saper passare dagli annunci elettorali alla gestione di problemi difficili. Ma è comunque un ministero strategico tant'è che Maroni ieri è tornato a reclamare per sè gli Interni, per Bossi le Riforme, per Calderoli la vicepresidenza del Consiglio e per Castelli il viceministero alle Infrastrutture. Gli altri nomi sul tavolo sono quelli di Vito alla Giustizia, La Russa alla Difesa, Paolo Bonaiuti ai Rapporti con il Parlamento o ai Beni Culturali. Un posto nella squadra anche per Stefania Prestigiacomo, Adriana Poli Bortone e Mara Carfagna. Ieri si sono aggiunti anche altri due tasselli: Raffaele Fitto agli Affari Regionali e Angelino Alfano presumibilmente alla Funzione Pubblica. Tutto in sospeso per il Welfare. Per completare il quadro, oltre al nodo della Lega c'è la variabile Alemanno. Berlusconi attende infatti di aver in mano l'esito del ballottaggio per Roma. In caso di sconfitta il rappresentante di Alleanza nazionale tornerebbe in pista per un ministero. Il Cavaliere comunque intenderebbe tenere le carte coperte fino al 6-7 maggio cioè fino a quando incontrerà il presidente della Repubblica Napolitano per consegnarli la lista.