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Via l'Ici, restano fuori le ville e i castelli

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L'operazione, sempre secondo Garavaglia, costerebbe tra 1,7 e 2 miliardi di euro (2,2 miliardi secondo i calcoli dell'Anci) e vi si metterebbe mano già dal primo Consiglio dei ministri. Preoccupato - nonostante le rassicurazioni giunte, nel corso di un incontro, nella sede di Forza Italia, in via dell'Umiltà, con Giulio Tremonti - appare il presidente dell'Anci, Leonardo Domenici. «L'Ici - osserva Domenici - è la prima entrata dei Comuni ed un tributo dal quale dipendono gran parte dei servizi ai cittadini, è quindi necessario, come del resto confermato da Tremonti, che un suo sgravio trovi una compensazione congrua, adeguata e precisa. È necessario che si apra presto un tavolo istituzionale che definisca bene le modalità tecniche dello sgravio e le forme di compensazione una volta insediatosi il nuovo governo». Nel corso dell'incontro, conclude Domenici, «abbiamo posto l'attenzione sul tema del federalismo fiscale che l'Anci considera da sempre una priorità assoluta poiché può essere lo strumento attraverso il quale dare soluzione ai problemi della finanza locale». Tra le novità emerse ieri al termine dell'incontro tra Tremonti e gli esponenti dell'Anci, c'è che l'esenzione dall'Ici avverrà con le stesse modalità che il governo Prodi aveva già previsto, «allargando» l'esonero dal 40% (del governo di centrosinistra) al 100% (previsto dal prossimo governo) per la prima casa ad uso abitativo. E dunque, ha osservato Osvaldo Napoli, esponente del Pdl e vicepresidente dell'Anci, «se il governo Prodi ha stabilito che il castello di 28 piani non verrà escluso dal pagamento dell'Ici, così sarà anche ora, l'esclusione riguarderà solo la prima casa. A Visco, che ieri (mercoledì, ndr) ha fatto polemica sull'Ici, dico: lui si continui a pagare i suoi mille euro per i castelli che ha, noi garantiremo la copertura dell'Ici sulla base dei parametri stabiliti già dal governo Prodi e dunque verranno esclusi dall'esonero ville, appartamenti di lusso e castelli». Di più: Elisabetta Gardini, portavoce nazionale di Forza Italia, chiarisce che «i Comuni saranno chiamati a collaborare» nell'operazione di abolizione dell'Ici che rappresenterà «un concreto, certo e significativo aiuto alle famiglie italiane». Massimo Garavaglia, che sarà capogruppo della Lega in commissione Bilancio alla Camera, spiega che la copertura arriverà principalmente dal taglio delle spese: «L'abolizione dell'Ici può essere fatta solo con la compensazione, su questo la posizione della Lega è chiarissima. Facciamolo ok, ma senza oneri per i Comuni, aumentando quindi la compartecipazione Irpef». Intanto uno studio realizzato da Anci-Cittalia ha dimostrato che il 56% dei Comuni gestisce direttamente la riscossione dell'Ici, diversamente da un restante 38% che utilizza il concessionario, specialmente in quelli medio-piccoli. E circa il 60% dei Comuni italiani utilizza dati aggiornati della banca dati catastale, con picchi maggiori nell'area del Nord-est ma c'è anche un 25% di comuni, in questo caso equamente distribuiti sul territorio nazionale, che opera su dati non aggiornati. Nel Programma del Pdl si legge che «nella difficile situazione attuale, noi non promettiamo miracoli, sappiamo di non avere la bacchetta magica». Quindi è scritto che «la nostra azione sarà tesa a combattere il carovita e rilanciare l'economia con interventi mirati sulla famiglia, sul lavoro e sull'impresa: l'abolizione totale dell'Ici sulla prima casa, la detassazione degli straordinari e dei premi legati alla produttività, nuove case per le giovani coppie, meno tasse per chi ha più figli e pensioni adeguate al costo della vita».

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