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Alitalia, la cordata c'è. Arrivano i primi sponsor

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A uscire allo scoperto è stato ieri il presidente onorario di Fondiaria-Sai, Salvatore Ligresti che sul tema ha detto: «Penso che ci sia modo di essere coinvolti. Una mano bisogna darla. Penso che sia giusto e doveroso per la compagnia, per il Paese, per i lavoratori, per il turismo». Incalzato sui tempi e modi della formazione della compagine Ligresti ha poi aggiunto che «le cose si fanno in silenzio» ma «penso che si faranno». Il primo sponsor, insomma è arrivato. Ma non è stato il solo. A lui si è unito anche il patron della Pirelli Marco Tronchetti Provera che espresso la sua disponibilità in modo più sottile e diplomatico: «Credo ci possa essere qualunque tipo di cordata di fronte a una proposta trasparente dove esiste chiarezza di numeri e prospettive». Secondo il numero uno di Pirelli il prestito ponte «è un modo per poter approfondire, cercare delle soluzioni alternative e guadagnare del tempo: mi sembra molto importante - ha aggiunto - perché possa essere fatta la due diligence per poter presentare a terzi un'ipotesi». Sulla stessa linea l'ex presidente di Confindustria, Giorgio Fossa secondo il quale dopo il prestito «ora bisogna accelerare la costituzione della cordata, se c'è, e in tre-quattro settimane fare la due diligence sui conti». Protagonisti a parte, lo schema di salvataggio che ha in mente Berlusconi resta in ogni caso lo stesso. E cioè la creazione di una compagine a cui partecipi un gruppo di imprenditori che preservi l'italianità della compagnia, un pool di banche che fornisca la munizioni finanziarie e una o più compagnie che mettano a disposizione la loro esperienza nel settore del trasporto aereo. Per quanto riguarda gli imprenditori disposti a puntare una somma sulla Magliana vige il massimo riserbo anche se la vittoria di Milano come sede dell'Expo 2015 insieme alla rottura della trattativa con Air France sta facendo cadere le resistenze iniziali. Alle piccole e medie imprese potrebbero unirsi i gruppi a partecipazione pubblica come Finmeccanica, Eni ed Enel mentre il supporto bancario sarebbe garantito da Intesa SanPaolo ma anche dal fondo americano Tpg che non ha mai accantonato il dossier Alitalia dopo aver abbandonato la prima asta. Sul fronte del partner industriale, oltre Air One e Aeroflot, c'è chi continua a spingere su Lufthansa in virtù della sua strategia multi hub che garantirebbe così una soluzione alla questione Malpensa. Ma le indiscrezioni prefigurano anche altri scenari. Come quello dell'ingresso di una compagnia del Golfo come la Emirates. Poi c'è in ballo il destino dello scalo varesino che stato al centro di un faccia a faccia a palazzo Grazioli fra Berlusconi e Letizia Moratti. «Abbiamo concordato - ha fatto sapere il sindaco di Milano - sul fatto che vanno separati i ruoli di Malpensa e Sea dai destini di Alitalia». Secondo la Moratti, inoltre, la Società che gestisce gli aeroporti milanese e lo scalo «non sono un problema ma lo sono diventati per la politica del governo Prodi». L'inquilino di Palazzo Marino è intervenuto anche sul risarcimento da un miliardo e 250 milioni chiesto dalla Sea ad Alitalia per il disimpegno da Malpensa. «In questo momento - ha sottolineato la Moratti - il ricorso c'è e si mantiene, ma vedremo se col tempo verranno meno le condizioni per cui il ricorso è stato deciso, perché se verranno meno verrà meno anche il ricorso». Quest'ultimo, ha precisato il sindaco di Milano «si basa sul mancato utile creato da Alitalia con l'abbandono di Malpensa». Moratti chiede dunque di «ripristinare le rotte continentali e intercontinentali che garantiscono quell'utile» facendo intendere che la Sea ritirerà il ricorso quando quelle rotte saranno ripristinate.

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