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Rutelli e Alemanno: scontro su immigrati e sul dramma Alitalia

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Rutelli e Alemanno

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2761 anni e un giorno dopo, il destino dell'Urbe è nelle mani di Er Cipria e Lupomanno, e vedremo se i millenni sono trascorsi invano. L'ex vicepremier del governo appena sfrattato e il candidato che contro Veltroni II non andò oltre il 37 per cento ce l'hanno messa tutta per convincere i romani: quelli che, guida tv alla mano, non si sono fatti incantare da una controprogrammazione che proponeva Insinna e la Ventura, Jack Nicholson e Kim Rossi Stuart, Ale & Franz o la Champions League. E sarà stata la suggestione, ma a notte non volava una mosca per le strade della Capitale: che diamine, Gianni e Francesco si sfidavano de visu a "Ballarò", le moltitudini ascoltavano intente. O forse, tragicamente, se ne infischiavano. Eccoli lì i due possibili sindaci, da tempo emendati da peccati di gioventù come uno spinello «libertario» o una tumultuosa contestazione a Bush padre. Sono statisti rodati, poco conta se dieci anni fa uno era saltato convinto sul malfermo Asinello prodiano e l'altro debba giustificare ogni due per tre la sua croce celtica. La questione Roma è seria, e a sei giorni dal ballottaggio non è più dato di metterla su piani surreali, regalare braccialetti che non siano tempestati di diamanti o banchettare sul ginocchio fracassato di Totti. Comunque vada, sarà una città spaccata in due, come ai tempi di Rutelli-Fini '93: e per riunirla servirà comunità di intenti tra maggioranza e opposizione, mica confini ideologici da tracciare con l'aratro. I due sembravano averlo capito, e davanti a Floris l'atmosfera pareva solenne, almeno all'inizio. Il pubblico taceva diligentemente, come i soldati di Costantino e Massenzio prima di sbudellarsi a Ponte Milvio. Ma appena incrociate le armi, scoppiano applausi spontanei dalle claque, e ciascuno dei due contendenti sfrutta le gaffe dell'altro. Alemanno scivola su dispositivi di allarme definiti «colonnine SS», Rutelli mostra una specie di telecomando salvadonne e cade sul doppio senso: «Qualcuno mi ha detto: se lo metta lui». Scappa pure un «dai tesoro» da sinistra verso destra, e l'effetto è comico-pecoreccio. Eppure i temi sono gravi. Inevitabilmente, domina la questione sicurezza, come accade da giorni a questa parte. Il vicepremier ancora in carica la prende alla larga, cita Milano e la scomodità della Lega alleata di Berlusconi per «pretendere rispetto per Roma», e mostra giornali del Nord per sottolineare che il degrado e il problema della criminalità non sono questioni limitate alla Capitale, ma un problema nazionale. L'ex ministro dell'Agricoltura sostiene che è venuto il momento di «cambiare profondamente il governo cittadino, perché il gruppo di potere al Campidoglio da 15 anni non dà garanzie davanti a questo degrado». E ripropone l'immagine di Veltroni che «cade dalla seggiola dopo l'omicidio Reggiani e corre a Palazzo Chigi per un decreto legge che poi Prodi non convertirà». Rutelli mette il dito sulla piaga della legge Bossi-Fini e la sanatoria sugli immigrati voluta ai tempi dell'esecutivo di centrodestra, Alemanno rivendica la validità di quella norma e imputa agli avversari il «buonismo che è al centro del fallimento storico della sinistra», e si ripropone, una volta insediato come nuovo sindaco, di «allontanare da Roma quei ventimila denunciati all'anno di nazionalità non italiana». Definisce il braccialetto per le donne una «burqa elettronico», e respinge le ronde per «la sicurezza fai-da-te» pensate da Maroni. Si capisce che i due, per approdare a Roma, devono volare in alto: e allora è inevitabile mettere in pista il dramma Alitalia, con Rutelli che martella Alemanno sulla «cordata italiana» che non esce allo scoperto: «È forse Putin?». L'altro si dice soddisfatto di aver evitato la «svendita ai francesi, perché la compagnia di bandiera deve restare nazionale, la cordata c'è, ma al governo ci siete ancora voi». Sull'agenda prettamente capitolina si torna nel secondo tempo del match, quando Rutelli snocciola le cifre delle decine di migliaia di alloggi ad affitti agevolati che intende materializzare nei prossimi cinque anni, e il rivale ribatte: «Voi le case le occupate». Si evoca la questione delle strisce blu, o della Linea C da completare (Rutelli), o della «bruttura della nuova Ara Pacis, la tua scelta da imperatore romano», ringhia Alemanno, e le ferrovie «mai completate e che non diventeranno realtà». Duello pari, ieri. Più o meno come alle urne.

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