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Lascia la guida di An, La Russa in pole

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Gianfranco Fini

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Secondo perché una decisione ancora non è presa. Martedì 29 aprile però per la destra italiana potrebbe essere una giornata storica. Il suo leader, Gianfranco Fini, diventerà presidente della Camera, la terza carica dello Stato. Il massimo finora raggiunto da un esponente di quest'area politica. Se accadrà, Fini dovrà lasciare la guida di Alleanza nazionale. Nessuno lo obbliga, certo. Ma il galateo istituzionale lo impone. E Fini è uno che ha senso dello Stato. Dunque, lascerà l'incarico. Nelle ultime settimane sono stati in vari a chiedergli di non accettare la presidenza di Montecitorio proprio per non lasciare An troppo debole in vista di una fusione con Forza Italia. In vista cioè in un progetto ampio e complicato che prevede la nascita del Pdl. Dentro il partito sono state utilizzate le armi più varie come anche la scaramanzia: tutti quelli che sono andati a sedere sullo scranno più alto della Camera hanno fatto una brutta fine. Basta vedere Bertinotti a cui è rimasto L'ipotesi rinuncia, tuttavia, è definitivamente tramontata. Fini andrà a guidare la Camera e lascerà il partito. Si chiude una fase storica durata oltre vent'anni. Fini arrivò al timone della destra italiana nel 1987, a Sorrento dove vinse il congresso del Msi. Una sola parentesi, due anni dopo, quando venne sconfitto da Pino Rauti. Parentesi breve, perché nel '90 Fini si riprese la guida. E l'ha mantenuta sino ad oggi. La settimana prossima scenderà i gradini di via della Scrofa e al posto suo arriverà un successore. Chi? E qui si esce dal campo delle certezze per entrare in quello delle indiscrezioni. La sua prima ipotesi era Altero Matteoli, l'uomo di cui si fida di più in assoluto. Il quale però ha fatto di tutto per declinare anche perché è destinato a guidare comunque un ministero di peso, molto probabilmente le Infrastrutture. Un ruolo sostanzialmente incompatibile con la guida di un partito. Di Pietro c'è riuscito, ma l'Italia dei Valori non è An. Fuori dai giochi anche Maurizio Gasparri perché andrà a fare il capogruppo al Senato del Pdl, dovrà rappresentare tutte le anime e tute le sensibilità del nuovo soggetto, e non è pensabile che contemporaneamente si metta a guidare anche un partito che ne rappresenta un pezzo. Dei big il più candidato al nuovo ruolo di reggenza resta dunque Ignazio La Russa. Il quale ha un solo sogno: fare il ministro. L'avrebbe voluto fare anche due legislature fa, ma al governo c'era già Gasparri con il quale condivideva la guida della principale componente interna di An: e due ministri a una sola corrente sembrava impossibile, anche se poi accadde per Storace e Alemanno. All'allora capogruppo di via della Scrofa alla Camera ci rimase doppiamente male, ora che Gasparri s'è messo da parte dalla squadra di governo, 'Gnazio ci spera davvero. Sognava in prima battuta la Giustizia, ma le chances sembrano davvero poche. Desiderava la Difesa. Ma tutto sembra adesso da ridiscutere.

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