Il totoministri pazzo

Così ieri il futuro premier ha freddato l'entusiasmo della Lega sottolineando che sulla squadra di governo «nulla è ancora deciso» e sui ministri «ci saranno sorprese». Poi: «tutto si concluderà quando avrò l'intero panorama chiaro». Quindi ha ribadito che l'ultima parola spetta a lui solo («Sarò io a sottoporre i nomi della squadra formata da una sessantina di persone, al Presidente della Repubblica») il che lascia intendere che nulla si deve dare per scontato. E strettamente legato al risiko dei ministeri è la destinazione di Roberto Formigoni. L'incontro fissato per ieri è slittato a oggi. L'orientamento è che Formigoni resti alla presidenza della Regione Lombardia. Il suo spostamento a un ministero di peso significherebbe che Forza Italia lascia alla Lega il controllo incontrastato del Nord. Con Formigoni alla presidenza della Lombardia verrebbe messo un argine allo strapotere del Carroccio. Formigoni aveva chiesto la presidenza del Senato o un ministero di peso. Tra le ipotesi si fa il Viminale che invece fino a ventiquattr'ore fa sembrava destinata a Maroni. Per convincere il riottoso Formigoni a restare in Lombardia, Berlusconi ha adottato uno dei suoi soliti stratagemmi. Ieri ha incontrato Galan, presidente del Veneto e questo si è convinto a restare al suo posto rinunciando al Senato. A Galan Berlusconi ha promesso che tra i primi provvedimenti di governo ci sarà il federalismo fiscale per le regioni a statuto ordinario e il modello veneto «sarà premiato con la nomina di ministri, viceministri e sottosegretari». A questo punto, con Galan che resta al suo posto fino alla scadenza del mandat, cioè fino al 2010, Formigoni non può che fare lo stesso. Se alla fine dovesse prevalere questo orientamento, è chiaro che Roberto Maroni non incontrerebbe ostacoli per la poltrona di ministro dell'Interno, per la quale allo stato attuale rimane comunque in pole position. Ieri pomeriggio Berlusconi ha incontrato a Arcore anche il vicecoordinatore di FI Fabrizio Cicchitto ed il capogruppo azzurro al Senato, Renato Schifani per mettere a punto la squadra di governo. Cicchitto dovrebbe andare alla presidenza del gruppo del Pdl alla Camera. Per Antonio Leone si parla della vicepresidenza della Camera. Tra i nodi più difficili da sciogliere c'è quello del ministero della Giustizia. L'ipotesi dell'avvocato Giulia Bongiorno sarebbe tramontata mentre si è fatto il nome di Marcello Pera. Altro problema, anche se meno spinoso, le rivendicazioni degli autonomisti siciliani che con il loro leader, Raffaele Lombardo, tornano a chiedere una poltrona nel governo. Lombardo dice: «Come la Lega per il Nord, fatte le debite proporzioni, il Sud deve essere rappresentato con un ministro che è espressione di un partito territoriale del Mezzogiorno».