Rutelli teme l'effetto-paura e cerca il dialogo con il Pdl

Piuttosto nervosismo per dover affrontare gli ultimi, decisivi, giorni della campagna elettorale che lo vede protagonista del ballottaggio più difficile degli utlimi anni contro il candidato del Pdl Gianni Alemanno, in sostanziale «difesa». Gli episodi di incredibile violenza resi noti all'opinione pubblica sabato pomeriggio fanno infatti risalire la percezione di insicurezza di una Capitale ancora sotto shock per il caso Reggiani e Moriccioli, per la «scoperta» di centinaia di baraccopoli invisibili e per quel senso di degrado che sale o scende a seconda dei casi di cronaca nera che si registrano in città. E se è vero che la sicurezza è da sempre il cavallo di battaglia del centrodestra, (e quindi una manna dal cielo a sette giorni dal voto) è altrettanto vero che la sicurezza rappresenta, da sempre, il tallone d'Achille del centrosinistra, che stenta ancora a comprendere il bisogno di giustizia e legalità da una parte e a far comprendere l'esigenza di integrare quella parte, maggioritaria, dell'immigrazione con scuole, case, lavoro. Sembrerebbe, insomma, che la storica scalata al Campidoglio del centrodestra si sia improvvisamente trasformata in una passeggiata di campagna. Ma non è così. Nonostante il nervosismo di chi consapevolmente si è ritrovato a dover affrontare una sfida più insidiosa del solito, Rutelli passa al contrattacco e ricorda che all'origine dell'impressionante flusso di immigrati e soprattutto dell'ingresso senza freni da parte di cittadini rumeni, c'è il governo Berlusconi. «Voglio ricordare ad Alemanno che il governo Berlusconi, di cui faceva parte, ha approvato quattro provvedimenti - ricorda Rutelli - una sanatoria per l'ingresso di 141.620 rumeni; l'approvazione della direttiva Ue che vieta il rientro dei cittadini che vengono allontanati dal nostro Paese; l'abolizione del visto per i cittadini rumeni e non ha previsto alcun limite per l'ingresso dei cittadini rumeni nel nostro Paese». Quattro provvedimenti che, secondo Rutelli «sono alla base dell'impossibilità di selezionare ed espellere i delinquenti tra le centinaia di migliaia di cittadini rumeni che sono onesti lavoratori». Il problema, insomma, è di carattere nazionale e «tocca non solo altre città, e non mi sembra che quando questi fatti accadono altrove si chiede la testa del sindaco - incalza Rutelli - ma altri paesi europei. Ricordo le misure, poi fallite, adottate in Francia di pagare il biglietto del treno ai rumeni. Occorre, insomma, una soluzione nazionale». È deciso e quasi stizzito il tono di Rutelli che si fa improvvisamente alto quando un giornalista le chiede cosa ne pensa del fatto che il candidato del centrodestra si sia immediatamente recato sul luogo dello stupro e dell'accoltellamento della studendessa africana. «Ma lei c'è mai stato alla Stazione La Storta? - risponde Rutelli alzando la voce - È una stazione dignitosa e per la quale sono già previsti interventi migliorativi. La Stazione è civilissima, il problema è chi sale sui treni che non sappiamo se abbia un nome e un cognome. Alemanno mostrerebbe più civiltà se si unisse a me nella lotta alla criminalità, senza fare una campagna di speculazione in queste ore difficili, in cui si deve rispetto per le vittime del crimine». Poi l'affondo. «Questa speculazione da parte del centrodestra sarà un boomerang. Mi hanno chiamato tanti parroci indignati per questo comportamento». Un graffio al centro più indeciso che mai.