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Pd, Veltroni perde già i pezzi Calearo strizza l'occhio a Silvio

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Il neo deputato del Pd, fortissimamente voluto dal segretario per tentare l'assalto al Nord est, sogna un posto nel prossimo governo. Se infatti il Cavaliere decidesse di imitare Nicolas Sarkozy coinvolgendo esponenti dell'opposizione, il «falco» sarebbe pronto a fare la sua parte. Proprio lui che, già in campagna elettorale, si era guadagnato l'antipatia dei colleghi di partito per aver lodato Clemente Mastella che aveva avuto il coraggio di archiviare l'esperienza del governo Prodi. Lo dice chiaramente durante Domenica In: «Se Berlusconi, nell'ambito del dialogo con l'opposizione, dovesse chiamare, sarebbe mio dovere, per l'interesse dal Paese e del Nord est, rispondere». Certo, aggiunge, «non spetta a me candidarmi, ma nel bene della causa comune, sarei pronto a collaborare». Ci pensa Maurizio Gasparri, anche lui ospite della trasmissione, a cancellare in un sol colpo i sogni di gloria del neo eletto: «Berlusconi farà un governo composto solo da esponenti della coalizione di centrodestra. Penso dunque che quella chiamata Calearo non l'avrà mai». Poco male. Calearo non avrà un posto nell'esecutivo del Cavaliere, ma la sua uscita dice molto dell'aria che si respira all'interno del Pd dove si fatica a metabolizzare la sconfitta. Così, ad esempio, mentre impazza il dibattito sulla necessità o meno di far nascere un Partito democratico del Nord (una sorta di imitazione del Carroccio), Piero Fassino apre al dialogo e alla possibilità di alleanze future con la Lega. Cioè esattamente con il partito che, secondo Veltroni, è il vero spauracchio della nuova maggioranza. E mentre impazza la battaglia sotterranea per i prossimi capigruppo di Camera e Senato (e per la presidenza del partito), sulla testa del segretario pende, come una spada di Damocle, l'esito del ballottaggio nella Capitale. Una sconfitta di Francesco Rutelli scatenerebbe una vera resa dei conti all'interno del Pd.

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