Maroni verso l'Interno E Formigoni resta a Milano

Dopo il vertice ad Arcore ieri sera con Berlusconi, i leghisti sono usciti risollevati. Umberto Bossi ha fatto il pugno alzato in segno di vittoria e s'è lasciato scappare un «Così è andata». Roberto Maroni ha rimarcato: «Sta andando tutto bene». E Roberto Calderoli ha aggiunto: «Tutte le caselle stanno andando a posto un governo e una squadra di Governo che non nasce su una spartizione delle poltrone ma nasce sulla base di un programma con le persone giuste al posto giusto indipendentemente da dove provengano». Dunque, nell'incontro è stato sancito che Roberto Formigoni non sarà presidente del Senato, e con sempre minori probabilità sarà ministro. Resterà a Milano a gestire oltretutto la fase degli appalti dell'Expo 2015, fra due anni si ridiscuterà della Lombardia. Alla guida di Palazzo Madama ci andrà così Renato Schifani. Il vertice si conclude con un accordo che è lo stesso Bossi a rivelare: lui stesso andrà al ministero delle Riforme, il ministero dell'Interno per Roberto Maroni, la vicepresidenza del Consiglio per Roberto Calderoli, e il ministero delle Politiche agricole per l'assessore leghista veneto Luca Zaia. «Le riforme, la sicurezza, la difesa dell'agricoltura - ha spiegato Bossi - sono i punti su cui la gente ci ha detto i voti e alla gente noi dobbiamo dare risposte». In realtà, anche in casa leghista l'intesa non sembra definitiva. Maroni sarebbe ancora in ballottaggio: può scegliere se andare al Viminale, come vorrebbe Bossi, o al dicastero di via Veneto. Mentre in forse appare Palazzo Chigi per Calderoli: ci sono resistenze in casa e anche Tremonti non è molto contento di averlo sopra di lui. Resta aperta la questione Lombardia. Oggi Berlusconi vedrà Formigoni e incontrerà anche Galan, dovrà trovare uno sbocco anche per loro. Poi si attenderà l'esito del ballottaggio a Roma per aprire il capitolo An, le cui posizioni ancora non sono state discusse.