Ricomincia la guerra a Silvio

Ora,Berlusconi ci ha messo una vita a guardare con allegria al Cremlino, e di tanto ringrazia Putin. E adesso che anche i comunisti italiani si sono autoesclusi dal Parlamento, il povero Cavaliere avrà il suo daffare a riscrivere discorsi e programmi, sbianchettando tutte le spigolature sui nipotini di Stalin. C'è ben altro cui pensare, che non il pericolo rosso. Eppure, dall'altra parte, persiste una sorta di rumore di fondo cosmico, una radiazione del Big Bang del 13 aprile, il residuo di un livore ideologico che ci si augurava estinto. Alla vigilia del voto, tutti a parlare di una nuova stagione della democrazia, del fair play tra i contendenti, della logica dell'alternanza al potere, della maturità di un sistema bipolare. Poi, arrivata la batosta, ecco le voci dal sen fuggite, che additano il pacificato Silvione come un autocrate capace di abbindolare i milioni di ovini che l'hanno votato. Pessimo segnale, dello stesso livello di quando fu il Cavaliere, in altri tempi, a definire «coglioni» i fans della sinistra allora vincente. C'è cascato anche Veltroni, che in una intervista ha finalmente pronunciato il nome dell'avversario, ma solo per confessare la sua «inquietudine» perché l'altro, reo di aver fatto questo e quello, «ha ottenuto un consenso così vasto». E mentre a Sofia regna la calma e in Costa Smeralda impazza il Bagaglino, «Michele «Chi?» Santoro organizza il nuovo tam tam del sospetto antidemocratico. Nella puntata di due sere fa di «Annozero» (record di ascolti della trasmissione con uno share del 17,39 per cento, e anche su questo occorrerà riflettere) il tiro al futuro premier è stato accurato, ma l'effetto collaterale è stato di colpire tutti gli elettori che hanno dato fiducia al centrodestra. Intellettuali, artisti e creativi di grido hanno filosofeggiato per insultare la "magna pars" di chi ha chiesto la cacciata di Prodi dal governo. "Ignoranti" o "cretini" gli epiteti da hit parade dedicati ai connazionali che hanno espresso lecitamente la loro preferenza alle urne: come se l'assennatezza e il senso civile pendessero tutti dall'altra parte. Come se la passione politica non prevedesse dibattito e confronto, ma solo disprezzo e supponenza. Segno di intollerabile alterigia e di cecità critica, e bene ha fatto la redazione di "Annozero" a chiarire che «le opinioni degli ospiti non possono essere considerate la linea del programma». A rincarare la dose, sugli scomodi scranni santoriani, anche Antonio Di Pietro, presente allo show «perché potrebbe essere l'ultima occasione». Prima di una nuova defenestrazione del vate di Salerno, ovvio. Quello stesso che, malgrado l'ottimo lavoro dei suoi collaboratori, si è guadagnato un florilegio di richiami dell'Authority sulle Comunicazioni per aver ripetutamente violato i principi "di completezza e correttezza dell'informazione, di obiettività, equità, lealtà, imparzialità, pluralità dei punti di vista e osservanza del contraddittorio". Mastella una volta se ne andò a metà trasmissione e non è più tornato. In politica.