«Silvio, tutta la Russia ammira la tua tenacia»
Berlusconi ha preparato tutto a puntino. È partito di buon mattino da Roma a bordo del suo nuovo aereo, un eurofly grigio chiaro a strisce gradatamente più scure, un bel simbolo del biscione sulla coda e due bei tricolori sulle ali. Arriva in Sardegna e poi con l'elicottero va a casa a controllare che tutto sia a posto. Anche i russi hanno dato una grade importanza a questo incontro. E non basta a significarlo lo spiegamento di forze dell'ordine. Lo testimonia anche la mobilitazione della stampa moscovita: è l'ultimo viaggio di Putin presidente della Russia, poi per lui si aprirà la carriera di premier. L'Italia ultima tappa è un segno simbolico. Berlusconi torna all'aeroporto, in forma, scherza con i giornalisti confinati oltre una transenna, li passa in rassegna e fa il saluto militare. Per lui è una piccola festa. Non è neanche premier e già si ritrova i grandi del mondo che lo vanno ad omaggiare a casa, peraltro ignorando le attuali principali cariche dello Stato. Prodi, per esempio. Quando domandi agli uomini del Cavaliere se è stato pronunciato il nome del Professore durante il vertice, guardano perplessi: «Prodi chi?». L'amico Vladimir arriva, baci e abbracci. Poi Villa Certosa. Si ride e si scherza: «Silvio, i russi ammirano le doti di combattente, la tua tenacia, grazie alle quali hai conseguito un'altra vittoria». Chiede come sono andate le elezioni. Racconta Paolo Bonaiuti che abbandona la villa per un breve briefing con i giornalisti: voleva sapere tutto della campagna elettorale. E Berlusconi. Come un invitato a nozze, racconta, racconta. Racconta delle piazze piene, dell'entusiasmo della gente, della sinistra italiana che non ha capito nulla. Si mette a raccontare delle Marche, del viaggio della regione. Di Ancona. Putin lo guarda interdetto, che volete che ne sappia lui di Ancona, dov'è, com'è. Camminano lungo i viali, le querce e gli ulivi secolari. La grande passione del Cavaliere che di recente ha avuto in regalo un grande roseto, forse il secondo d'Europa. Si trova in Toscana, sta studiando come portarlo sull'isola. Poi lo sistemerà da qualche parte e aprirà i cancelli alle scuole. I ragazzi devono sapere, conoscere le piante. Se non le conoscono non possono sapere degli uomini, ripete spesso il Cavaliere. Passeggiano i due, tantro che Putin neanche si rende conto che ha ripreso a piovere. Parla di sè il presidente russo, spiega la situazione del suo paese. Un paese spaccato, diviso non tra destra e sinistra come potrebbe essere l'Italia, bensì tra giovani e vecchi. E del partito di Putin nato proprio per svolgere questo ruolo di pacificazione nazionale (Berlusconi ascolta e annota, riferisce ai suoi che poi è quello che farà anche il Pdl), il ruolo di cerniera tra generazioni, tra quelli di cultura e struttura comunista e il nuovo che avanza che pensa al modello italiano di vita. È anche per questo che la Ferrari segna ogni anno un aumento delle esportazioni a Mosca del 40%. Solo in Arabia tiene quei ritmi. L'Italia, il modello italiano, il vivere all'italiana. E la Russia, la fredda Russia, ma anche il Vladimir da San Pietroburgo, la città più europea, disegnata dall'architetto italiano Rastrelli, e il palazzo d'estate in stile Vanvitelli. C'è una strana fusione tra i due che s'accingono a breve a ricoprire la stessa carica, quella di premier («Con Putin le relazioni non si sono mai interrotte», spiegherà più tardi). Parlano dei problemi che si troveranno ad affrontare. Quelli comuni come il debito pubblico. Quelli paralleli, come la crescita. Con Mosca che cresce troppo e non sa come governare la sua espansione, e con Roma che cresce poco e non sa come gestire la sua nuova ristrettezza. Parlano da amici Silvio e Vladimir. E da colleghi. Come due, raccontano i fedelissimi del Cav, che si troveranno a svolgere tra poco lo stesso lavoro. Proprio lo stesso. Solo alla guida di due paesi diversi. Leggermente diversi. F.d.O.