Giorgio Napolitano non sta con le mani in mano. Al di là ...
Certamente il problema dei rifiuti non attende che sia superato l'interregno fra Prodi e Berlusconi. E sarebbe opportuno nominare fin da ora il commissario europeo in sostituzione di Franco Frattini. Certo le opportunità di risollevare le sorti di Alitalia dovrebbero essere colte senza lasciar correre il calendario... Per raggiungere questi e altri obiettivi ci vorrebbe una rispettosa e leale collaborazione fra gli schieramenti che fra qualche settimana si passeranno il testimone. È un'utopia? Niente affatto, sembra dire un Napolitano per niente rassegnato quando ricorda l'eccezionale convergenza realizzata 60 anni fa all'Assemblea Costituente. Si usciva dalla guerra. A dividere gli schieramenti c'erano macigni, gli equilibri politici erano incerti, eppure sulle regole, che erano il problema numero uno, i costituenti riuscirono a ritrovarsi. Ha ricordato Napolitano a una delegazione di studenti ricevuta al Quirinale, nel 1947 «quando fu approvata la stesura finale della Costituzione, votò a favore circa il 90% dei deputati. Quindi ci fu una enorme maggioranza favorevole: fossero democristiani, socialisti, comunisti, liberali, si trovarono d'accordo su questo testo. Però, prima di votare tutta la Costituzione, si votò articolo per articolo: singoli articoli su cui invece l'Assemblea si divise. Anche per pochi voti prevalse una soluzione sull'altra. Cionostante continuarono a lavorare insieme e alla fine approvarono insieme il testo». Resta una lezione valida ancora oggi, ha aggiunto Napolitano, «un esempio importante di come si possono superare posizioni di partito, e anche contrapposizioni ideologiche o culturali per riconoscersi in alcuni principi e regole comuni, il che era fondamentale perchè la Costituzione deve essere la Carta di tutti». Affermazione non nuova, nei discorsi del presidente da quando è salito al Colle. Napolitano non si stanca di ripeterla. L'ha fatto prima di Natale davanti alle alte cariche dello Stato e poi nel discorso di fine anno. L'ha ripetuta il 23 gennaio celebrando a Montecitorio l'anniversario della Costituzione e quindici giorni fa a Firenze. Una iniezione di fiducia che il presidente si augura faccia effetto anche quando la legislatura ripartirà e si troverà di nuovo alle prese con progetti di riforme istituzionali che ricordano sempre più l'omerica tela di Penelope.