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Casini si prepara a diventare l'ala destra del Pd

Casini

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Quattro i temi sul tavolo: le cariche istituzionali, la successione di Frattini a Bruxelles, un possibile accordo di opposizione e il supporto a Rutelli nel prossimo ballottaggio per l'elezione del sindaco di Roma. In nessuno dei casi è stato raggiunto un risultato concreto, ma sicuramente nei prossimi giorni i Democratici continueranno a corteggiare gli ex alleati di Berlusconi. Il tentativo, però, ha già provocato le ire dell'Idv, che comincia a mettere i paletti al possibile compromesso fra i due leader. Walter e Pierferdy sono stati a colloquio per meno di un'ora. «Abbiamo parlato anche della nomina del commissario europeo - ha ammesso Casini dopo il faccia a faccia - e si auspica che questo avvenga in un clima bipartisan con una consultazione tra maggioranza e opposizione». Versione confermata da Veltroni: «Ci auguriamo che da parte di Berlusconi ci sia un cambio di indirizzo per come è cominciata questa fase post elettorale. Per esempio per quanto riguarda la nomina del commissario europeo spero prevalga il dialogo e non uno spoil system applicato brutalmente fin dall'inizio«. Altro tema esaminato dai due candidati premier sconfitti la scelta dei presidenti delle Camere. Preso atto da entrambi che il Pdl designerà due esponenti di maggioranza per quei ruoli istituzionali, Casini ha anche qui espresso un auspicio: «Che siano personalità decorose - ha detto - Con un alto livello di rappresentanza e autorevolezza». Insomma «personalità di garanzia per un ruolo di garanzia». E Veltroni gli ha fatto l'eco: «Anch'io penso che quello di Berlusconi di nominare i presidenti delle Camere su una logica solo di maggioranza sia un grave errore e mi auguro che a questo errore di principio non si aggiungano scelte non autorevoli». Terza questione sviscerata durante il dialogo riservato, quella del ballottaggio. Qui però non c'è stata la stessa sintonia. Veltroni ha auspicato il sostegno dell'Udc a Rutelli, ma la risposta è stata interlocutoria. «Ho spiegato a Veltroni - ha rivelato l'ex presidente della Camera - che ci sono opinioni diverse ma la scelta sarà presa dai nostri impegnati su Roma». Un modo per confermare le intenzioni dell'Udc di tenere una sorta di primarie fra i propri sostenitori sulla scelta da fare per il Campidoglio, dopo che Luciano Ciocchetti non è riuscito ad accedere al secondo turno. Infine è stata esaminata la possibilità di un'opposizione congiunta. «Le nostre posizioni sono diverse, noi facciamo capo alla famiglia del Ppe - ha spiegato il leader Udc - ma ora la campagna elettorale è finita e c'è una maggioranza che governerà e delle opposizioni che si coordineranno come è naturale e frutto del buonsenso». Un idillio che non è piaciuto a Di Pietro, già su tutte le furie per essere stato colto di sorpresa dall'annuncio del governo ombra: «È inaccettabile che l'Idv sia venuto a sapere dell'idea di fare un governo ombra soltanto dai giornali, comunque bisogna vedere se ci sarà Tabacci all'economia o Cuffaro alla giustizia. In quest'ultimo caso direi di no - è sbottato l'ex pm, che chiede un incontro urgente a Veltroni e ai vertici del Pd - Se ha incontrato Casini, prima dei suoi alleati, ora dovrà incontrare anche noi...». Il leader dell'Idv mette anche in dubbio l'adesione del suo partito al Pd: «43 parlamentari non possono essere semplicemente annessi». E poi, visto che ha riportato un risultato così brillante alle elezioni («in alcune regioni abbiamo preso più del Pd») adesso «io e Veltroni dobbiamo decidere e comunicare insieme».

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