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Sul rebus poltrone pesa il problema An

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La strada però si presenta più impervia del previsto e probabilmente il Cavaliere deve aver sottovalutato sia la fermezza delle richieste degli alleati (esagerate rispetto alle poltrone disponibili) sia alcuni problemi che si stanno presentando dentro An. Insomma ieri non solo non sono riusciti a riempire nessuna casella ministeriale ma a quanto dice la Lega, non c'era nemmeno una lista dei potenziali ministri. Sul tavolo tanti nomi con altrettanti punti interrogativi, mille variabili e alternative. Un rebus da sciogliere. Sullo scacchiere del governo c'è un problema An. Si parte dalla variabile Alemanno. Al momento della candidatura al Campidoglio, ottenne, come dote per il difficile compito di contrastare Rutelli, la promessa che in caso di esito elettorale sfavorevole avrebbe comunque avuto un ministero. Il che significa aspettare il risultato del ballottaggio. Il problema An non si esaurisce però solo a Alemanno. Fini non sarebbe del tutto convinto sulla convenienza di andare alla presidenza della Camera. Le perplessità nascono dal fatto che il leader si dovrebbe allontanare dal partito in un momento molto difficile che è quello della fase conclusiva del traghettamento nel Pdl. Alcuni maggiorenti di An avrebbero mostrato un certo malumore per l'appannamento mediatico di Fini durante la campagna elettorale e ora temono che questo si ripercuota negli equilibri all'interno del governo e del Pdl. La sintonia tra il partito di Fini e Forza Italia su alcuni temi è più di facciata che sostanziale. In particolare sulla politica sociale potrebbero emergere delle divergenze difficili da gestire per An qualora dovesse prevalere la linea di Forza Italia o della Lega. Ovvero dentro An si teme lo schiacciamento e il totale annullamento che avrebbe conseguenze anche nella definizione degli organi del Pdl. Berlusconi avrebbe infatti intenzione di far guidare la transizione verso il Pdl da un gruppo ristrettissimo di persone di sua fiducia e rigorosamente azzurri. An rischierebbe di avere un ruolo marginale. Non è un caso, fanno osservare dentro Forza Italia, che il giorno stesso della conferenza stampa post elettorale di Berlusconi all'Auditorium della Tecnica, Fini abbia organizzato il festeggiamento al Pantheon. Come dire, guardate che ci siamo anche noi. Se Fini dovesse andare alla presidenza della Camera e metà dei vertici del partito al governo tra ministeri e sottosegretari, An si trasformerebbe in un guscio vuoto senza più una guida e mostrerebbe tutta la sua debolezza rispetto al gigante Berlusconi. Il rischio è di una disaffezione dell'elettorato ora tenuto al guinzaglio dall'entusiasmo della vittoria. Ma quanto può durare? Quanto alla spartizione dei ministeri l'ipotesi originaria è che sei vadano a Forza Italia, tre alla Lega e gli altri tre a An. La Lega però, visto il successo elettorale che ha riportato nel Nord anche nelle roccaforti della sinistra, sta puntando i piedi per avere più spazio. E questo a danno di An. Un altro problema dentro An sta sorgendo con Giulia Bongiorno che Fini vorrebbe paracadutare al ministero della Giustizia. Un'intenzione bloccata non solo dalla Lega che riterrebbe troppo giovane l'avvocato per quel ruolo ma anche dai big di An. Con la penuria di poltrone la Bongiorno rappresenta una concorrente scomoda che ruberebbe spazio ai maggiorenti di An. Costoro avrebbero già fatto presente che il rispetto delle quote rosa sarebbe osservato con il posizionamento dell Poli Bortone. Basta, non siamo mica nel governo di Zapatero!

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