Credo si possa dire che Walter Veltroni ce l'ha messa tutta ...
Ma nei toni perentori, negli esempi studiatamente semplificativi o nelle affermazioni zeppe di presunto nuovismo gabellato per geniale creatività propositiva, egli ha calcato troppo la mano. Dando la sensazione di essere reduce da un partito di opposizione che si accinge a smerciare le novità, tracciare futuro e futuribile, sbandierare idee con cui dare l'assalto risolutivo alla fortezza ospitante il già visto e il risaputo. Tirato per la giacca, del governo-Prodi egli ha parlato col distacco che si deve a un'esperienza remota ancorché esso, il governo, fosse ancora acquartierato a Palazzo Chigi, tentasse di sbrogliare la matassa dell'Alitalia fra poche illusioni e molte delusioni, pilotasse i sindacati come fossero azionisti della Compagnia alle prese con un cruciale negoziato manageriale. E ha ripetuto fino alla noia che il Professore ha risanato la finanza pubblica nella stessa settimana in cui il debito statale toccava un picco preoccupante. Questo modo furbastro e buonista di rivolgersi agli italiani, se gli ha permesso di sottrarre consensi alla sinistra antagonista depistata dal messaggio di un Veltroni ormai scandinavo, non gli ha consentito di mietere voti nella vasta area dei moderati, memori d'un classismo odioso e vendicativo («anche i ricchi piangano!»), di una politica fiscale miratamente punitiva, di «tesoretti» evanescenti e incorporei alla Padoa Schioppa, portato di un Visco tanto impietoso quanto dannoso in una congiuntura economica che inclina alla «crescita zero». Avrei qualche dubbio a concludere che il bilancio negativo del biennale governo-Prodi sia tutto da affibbiare al Professore bolognese, se non nei limiti in cui egli non è riuscito a conciliare la richiesta martellante di una sinistra incurabilmente ideologica nonostante il tramonto delle ideologie, e la realtà inchiodante della dimensione ormai planetaria dei problemi con i quali si fatica a misurarsi senza innovare strutture obsolete per progettare fertilmente il futuro che si è già iniziato. Un modo per dire che una più equa ripartizione della ricchezza è doverosa e necessaria, ma essa non basterebbe se, insieme, non si riuscisse a produrre risorse aggiuntive anno dopo anno. Come sarebbe un errore ritenere che l'azzeramento parlamentare della sinistra radicale possa esonerare il nuovo governo dal migliorare le condizioni sociali e familiari del suo potenziale elettorato, o lasciare che a farsene carico sia soltanto il partito di Veltroni che lo ha elettoralmente saccheggiato.