Maurizio Piccirilli m.piccirilli@iltempo.it Berlusconi ...
Minacce attendibili secondo i nostri 007. Durante il governo del 2001-2006 le scelte di Berlusconi in politica estera gli guadagnarono l'ostilità feroce dei terroristi qaedisti. E la politica estera sarà uno dei cavalli di battaglia del nuovo premier e soprattutto il simbolo del cambio di rotta. Silvio Berlusconi resta un campione dell'Atlantismo ma ora giocherà le carte delle sue amicizie personali per riportare l'Italia al centro della diplomazia mondiale. Prima tra tutte quella con Putin, ora premier della Russia e in attrito con Stati Uniti e Nato. Fu proprio Berlusconi a invitare il presidente russo, per la prima nella storia, a un vertice Nato nel 2002. Ora la sfida sarà quella di conciliare la necessità di difesa dell'Alleanza Atlantica con le questioni di sicurezza di Mosca. E Berlusconi può riuscire nel miracolo così come sei anni fa fece stringere la mano a Bush e Putin a Pratica di Mare. Uno sforzo questo che lo vede alleato con il francese Sarkozy. Scambi di telefonate di congratulazioni e identità di vedute su molti temi legano i due leader. Così si creerà un asse Parigi-Roma che può solo aiutare lo sviluppo della Vecchia Europa in passato frenato da divisioni e antagonismi. Silvio Berlusconi mette in campo le sue amicizie personali. E dopo Putin c'è senz'altro Erdogan. In Turchia la vittoria del Popolo della Libertà rassicura e suscita soddisfazione. Il maggiore quotidiano turco ieri titolava: «Torna il nostro più grande sostenitore». Un elemento che rafforza la Nato, di cui la Turchia fa parte, e può aiutare le relazioni tra Ue e Ankara negli ultimi tempi molto raffreddate. E non è un caso che il Cavaliere abbia indicato Franco Frattini come prossimo ministro degli Esteri. Uomini di grande equilibrio e con un'importante esperienza al vertice della Commisione europea. Il «diplomatico» giusto per guidare la Farnesina secondo le linee guida di Berlusconi. Linee guida che vedono al primo posto la questione Medio Orientale. Amico di Israele ma anche sostenitore di uno Stato palestinese secondo le regole sancite dalla road map di Annapolis, Berlusconi tra i primi atti del suo governo ha già segnato la visita a Gerusalemme. A metà maggio, se le pratiche di formazione del governo saranno espletate, i primi di giugno in alternativa. E le capacità di grande mediatore di Berlusconi sono auspicate dagli stessi uomini di Hamas. «Speriamo che Berlusconi esca dall'egida della politica di Bush - ha dichiarato ieri Ahmed Yussef, un consigliere politico del leader di Hamas a Gaza, Ismail Haniyeh - Ci auguriamo che, per quanto concerne la questione palestinese, Berlusconi adotti una politica moderata». I dirigenti di Hamas, fra l'altro, nelle ultime ore, hanno chiesto che l'Italia non ritiri i suoi militari e continui nella stessa politica di intervento nell'area seguita dal governo Prodi. Ma su questo punto il Cavaliere ha già espresso la sua opinione: «Meno soldati italiani in Libano e cambio di regole di ingaggio».