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Casini corteggia il Cav

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Raccontano gli uomini vicini ai due leader che Casini lunedì sera abbia affidato a Gianni Letta un messaggio da consegnare al Cavaliere. Un segnale distensivo, per capire se in Parlamento ci sarà la possibilità di arrivare di nuovo a un accordo tra Udc e Pdl dopo il distacco, traumatico, prima del voto. Ed evitare così di essere destinato a restare cinque anni all'opposizione. La risposta di Berlusconi è stata prima gelida — «Nel passato Governo ho avuto grandi difficoltà dal trio Follini-Buttiglione-Casini, che si sono messi di traverso su un mare di cose. Non avendo più questa spina nel fianco garantisco l'attuazione del 100% del programma di Governo» — poi, ieri mattina, il Cavaliere ha lasciato aperto un piccolo spiraglio: «Abbiamo una maggioranza parlamentare importante. Chi vorrà aggiungersi con il suo voto sarà il benvenuto». Il che non vuol dire automaticamente il recupero dell'Udc dentro la coalizione ma semplicemente «accettare» i voti dei centristi di volta in volta sui singoli provvedimenti. Ma «corteggiare» troppo il leader del Pdl potrebbe aprire un problema interno per Casini. La Rosa Bianca (Baccini-Tabacci-Pezzotta), che di un'alleanza con il Cavaliere non vuole proprio sentir parlare, di fronte a un riavvicinamento potrebbe decidere di andarsene nuovamente per conto proprio formando un gruppo autonomo alla Camera. E scontenta sarebbe anche quella fetta di elettori di centro che, secondo le prime analisi, è «migrata» dal Pd all'Udc proprio perché ha apprezzato la diversificazione con il leader del Pdl. Intanto però Pier Ferdinando Casini è corteggiato anche dal Pd. Walter Veltroni ha fatto un'apertura ai centristi, annunciando che discuterà con le altre forze di opposizione «in particolare con l'Udc con il quale ci proponiamo di avviare un confronto». E il suo ex collega di partito Marco Follini, approdato più di un anno fa nel Partito Democratico, è andato anche oltre: «Il Pd non si deve fare prendere dal demone dell'autosufficienza — ha spiegato ieri mattina in un'intervista a Radio3Mondo — e l'Udc a sua volta non può non porsi il problema di un approdo». «L'evoluzione naturale», di conseguenza, sarà «quella di una alleanza tra Partito Democratico e Unione di Centro». Uno snodo fondamentale per capire cosa accadrà saranno anche le elezioni comunali di Roma. L'Udc dovrà infatti decidere con chi allearsi visto che Gianni Alemanno e Francesco Rutelli sono arrivati al ballottaggio. Un accordo con il candidato sindaco del Pd chiuderebbe automaticamente tutte le strade a un riavvicinamento con il Cavaliere. Ma anche un'alleanza con il centrodestra senza avere, da parte del Pdl, almeno una piccola disponibilità a livello nazionale pare improbabile. Per il momento il leader dell'Udc si gode la dichiarazione di Giulio Andreotti che vale più di uno spot elettorale: «Ho votato Udc — ha dichiarato ieri — È un fatto sentimentale. Dato che non c'è più la Dc, questo è il partito meno lontano da quello che era il mio vecchio mondo». E si sa quanto quel mondo sia sensibile a certe dichiarazioni.

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