Casini trascina l'Udc sotto il 6%

Il risultato elettorale di ieri gli consegna un partito che ha perso più o meno un punto rispetto al 2006 sia alla Camera sia al Senato, quando aveva raggiunto il 6,7 per cento e quando correva insieme alla Cdl. Ma soprattutto gli consegna un partito che potrebbe di nuovo trovarsi davanti al bivio della scissione. Gli ex secessionisti della Rosa Bianca — Mario Baccini e Bruno Tabacci — rientrati obtorto collo nell'Udc ora potrebbero presentare di nuovo il conto a Casini. Decidendo, una volta eletti alla Camera, di andarsene di nuovo per conto loro. Il risultato più critico è stato quello del Senato. Certo Pier Ferdinando non pensava certo di far eleggere un gran numero di senatori ma in alcune Regioni c'era la speranza di superare la fatidica soglia dell'8 per cento che invece è stata «varcata» solo in Sicilia. L'Udc è rimasto sotto in Puglia, anche se di pochissimo, ed è rimasto sotto in Campania e nel Lazio. A palazzo Madama, a rappresentare l'Unione di Centro, ci saranno solo Salvatore Cuffaro e Giampiero D'Alia, i due senatori eletti in Sicilia. Un po' pochino per un partito che aveva una pattuglia di oltre venti senatori. È andata invece meglio alla Camera dove l'Udc ha sostanzialmente tenuto grazie alla scomparsa della Sinistra: aveva 39 deputati nella legislatura uscente, ne avrà un paio di meno in quella che si formerà nei prossimi giorni con l'insediamento del governo Berlusconi. Ma Pier Ferdinando Casini si è salvato dal tracollo che invece ha colpito la coalizione di Fausto Bertinotti grazie anche ai voti che è riuscito a «rubare» alla parte «margheritina» del Partito Democratico. Se infatti gli elettori del Pdl, secondo le prime analisi, sono rimasti compatti sulla formazione di Berlusconi, alcuni scontenti del Pd avrebbero dirottato i loro consensi sull'Unione di Centro. Il che però impone a Pier Ferdinando Casini un limite: quegli stessi elettori di centro che ora lo hanno votato perché si è sganciato da Berlusconi gli impongono anche di non tornare più con il Cavaliere. Pena la fuoriuscita dei loro voti. Casini per il momento, sembra andare in quella direzione: «A Berlusconi auguro di fare bene, perché l'Italia ha bisogno di un buon governo — ha commentato ieri — Ma l'Udc non potrà votare la fiducia in Parlamento al governo Berlusconi: noi voteremo contro». «Opposizione, non scellerata ma costruttiva e seria. Nessuna possibilità sul voto di fiducia non è proprio all'ordine del giorno. Noi dialogheremo con tutte le altre forze politiche. La situazione è fluida e credo che la nostra componente sia essenziale per governare».