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Passera spicca il volo

Corrado Passera

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Corrado Passera è un banchiere apprezzato. Tramontata la possibilità di guidare l'Eni, la sfida politica lo solletica ma l'affaire Alitalia rischia di trasformarsi da passepartout per la stanza dei bottoni in un boomerang. Passera ha impugnato senza indugio la "bandiera italiana" per difendere la compagnia aerea sostenendo Carlo Toto e la sua AirOne fin dall'inizio. Ma confutando la linea del presidente del Consiglio, Romano Prodi, che da una vita è in sintonia politica con il bresciano Giovanni Bazoli, presidente di Intesa SanPaolo. La sortita di Berlusconi sulla cordata italiana lo ha chiamato direttamente in causa e Passera è stato costretto a smentire il sostegno di Intesa Sanpaolo in una operazione tutta da definire. È il mercato, bellezza. Che ha le sue regole che non sempre coincidono con quelle del Palazzo. Così Passera si è trovato tra due fuochi: offrire la sponda a Berlusconi, suo vero sponsor per il futuro in politica, oppure seguire la strada maestra della Borsa che su Alitalia pretendeva una posizione ufficiale della banca quotata. Scelta responsabile e obbligata la seconda che però ha socchiuso quelle aperture politiche del Cavaliere verso il banchiere. Che non si perso d'animo e lavora per ricucire. Il «risanatore» della Poste e brillante finanziere si è convinto, nella sua autonomia, che un «Paese che non cresce o che cresce troppo poco e che punta poco sulla crescita» alla fine è destinato a bloccarsi e a fare passi indietro se scommette tutto sulla redistribuzione. Una più marcata rottura con la politica continuamente sostenuta da Romano Prodi e in fondo dallo stesso Giovanni Bazoli. Ma per farsi un amico (Berlusconi) Passera si è creato molti rivali. Il primo in assoluto è Alessandro Profumo, di Unicredito. Ma questo esula dalla politica e merita un'analisi a parte. Restiamo sul tema. Bazoli lo tiene sulla graticola e ha già individuato in Giampirto Auletta Armenise il suo successore, i prodiani lo attendono al varco e Padoa Schioppa lo ha definito «irresponsabile». Giudizio che solo apparentemente poteva limitarsi alla vicenda Alitalia. Lo scatto d'orgoglio dell'imprenditoria lombarda dopo l'assegnazione dell'Expo 2015 a Milano, l'impegno per una «politica di crescita» fanno comprendere che il nuovo referente finanziario per l'Italia dei prossimi anni sarà proprio il cinquantenne Passera. Che scavalca Bazoli dall'unica parte dove è vulnerabile: da destra. Pochi giorni fa Passera ha annunciato una specie di «documento programmatico» in un incontro organizzato a Milano da Confimprese: «Stiamo attraversando un periodo di crescita economica insufficiente, è necessaria una gestione rigorosa della cosa pubblica». E al futuro premier ha suggerito 3 aspetti prioritari su cui intervenire: «Premesso che così proprio non va, bisogna dare un fortissimo premio a chi investe e aumenta la produttività; si devono accelerare quei 100 miliardi di infrastrutture di cui abbiamo estremo bisogno e, in tema di consumi, intervenire sui salari di produttività per colmare il gap fra ciò che versa l'azienda e quanto percepisce il lavoratore», un gap «davvero frustrante». E ancora. «L'Italia in questo momento ha bisogno di un grosso ammodernamento; di premiare maggiormente l'innovazione, più di quanto prevede oggi il fisco; di aiutare l'internazionalizzazione delle imprese e la loro concentrazione; di migliorare il funzionamento dell'amministrazione pubblica e in 5 anni alle Poste ho toccato con mano quanto sia possibile renderla piu' efficiente». E la sua banca come si sta muovendo? Se l'asse Bazoli-Salza è più forte che mai, il direttore generale Pietro Modiano lavora giorno dopo giorno a mettere insieme le due anime di Intesa SanPaolo. Un lavoro certosino che il team di Passera, con in testa il fedele Gaetano Miccichè, responsabile corporate Investment Banking, apprezza senza esultare. Il timone è comunque nelle mani dell'amministratore delegato: sottolinea che Intesa SanPaolo «non ha in programma alcuna acquisizione» e definisce «solido il sistema bancario, capace di crescere anche nei momenti di difficoltà grazie alla formidabile iniezione di concorrenza degli ultimi anni». Le case d'affari restano prudenti su Intesa SanPaolo. Nell'asset management non punta ad una grande acquisizione, ma operazioni più mirate. La società è convinta di poter migliorare leggermente lo spread nel corso del 2008 perchè i depositi crescono a buoni ritmi grazie alla minore propensione al rischio dei clienti (+7,4% ultimo dato ABI). Sugli impieghi Intesa SanPaolo avverte minore pressione competitiva da parte di concorrenti di medie dimensioni, che in passato avevano rubato quote di mercato puntando solo sul prezzo. Il dossier Findomestic (banca leader nel credito al consumo, specializzata nell'erogazione di prestiti personali e finanziamenti agevolati) che è in joint venture al 50% con BNP Paribas, dovrebbe vedere una soluzione entro l'estate. Intesa SanPaolo è interessata ad avere il controllo, ma non a qualsiasi prezzo. In caso di cessione potrebbe incassare 440 milioni di plusvalenza. La banca ha recentemente confermato l'obiettivo di 7 miliardi di euro di Risultato netto per il 2008 e una generosa politica di dividendi. Confermati 3,7 miliardi di euro per quelli ordinari nel 2008 che diventeranno 4,5 miliardi nel 2009. Insomma, con un ROE sostenibile del 12% il titolo in borsa appare eccessivamente penalizzato e le prospettive sono positive nonostante il caos sui mutui sub-prime americani. Sulla crisi del credito, Passera è convinto che «Bce e Fed hanno saputo reagire con competenze e mezzi adeguati anche se ci sarebbe spazio per riduzioni nei tassi europei». Fin qui il rapporto del banchiere con il mercato e la politica. Resta da analizzare un'ultimo capitolo: Unicredit ovvero Alessandro Profumo. C'è chi giura che i due semplicemente si detestano. Sembrano lontanissimi i tempi in cui a braccetto si recarono a votare alle primarie del Partito Democratico. Passera in questa fase strizza l'occhio alla politica, Profumo non ci pensa minimamente. In una battuta a un cronista c'è forse la sintesi migliore di come sia questo dualismo. «Siamo diversi: Profumo eccede sempre. Nel calcio, ad esempio, è troppo interista: decisamente molto più di quanto a me piaccia il Milan» confidò Passera. Intesa SanPaolo e Unicredit: due campioni nazionali e internazionali del mondo bancario condizionati dalle personalità dei due capi azienda. Profumo ha sempre evitato di mischiarsi con il mondo politico. Lui è un uomo di business e proprio la sua inconsueta reazione alla situazione messa in piedi da Mancuso per il BdS, mostra come mal sopporti le ingerenze politiche nei «suoi» affari. Profumo è un uomo di banca e le partecipazioni di Unicredit sono sempre state e sono tuttora di natura finanziaria. Passera invece ha da sempre avuto un rapporto a doppio filo con il mondo politico. La sua vocazione «industriale» ha fatto si che Intesa avesse sempre diverse partecipazioni in svariate aziende. Ma c'è stato anche il punto di contatto. Sia Unicredit, sia Intesa sono state coinvolte nel salvataggio Fiat con il famigerato «convertendo» Uno sprazzo di sereno in un cielo carico di nuvole nere. Quella più carica di pioggia si chiama Generali. Se Unicredit dopo la fusione con Capitalia è stata costretta a limare la partecipazione in Mediobanca e di conseguenza in Generali, Intesa è decisa a contare sempre di più nella partita sul Leone di Trieste. Le Generali sono uno snodo fondamentale negli interessi politico-finanziari degli azionisti francesi e italiani. Intesa schiera Corrado Passera: in ballo ci sono poltrone che potrebbero interessarlo anche a livello personale. Unicredit non replica con Alessandro Profumo. In casa ha un campione della politica che saprà muoversi meglio: Cesare Geronzi.

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