Walter sente la sconfitta
E lì, rispondendo a una domanda sul suo futuro in caso di sconfitta, spiega che comunque resterà alla guida del Pd «per vincere le prossime elezioni». «Sono diventato segretario quattro mesi fa in una situazione difficile — prosegue — Abbiamo fatto un gigantesco lavoro e le piazze di questi giorni dimostrano che c'è stato un fortissimo insediamento identitario e culturale. Penso che il Pd avrà un grandissimo successo elettorale, spero nella vittoria ma comunque il Pd avrà successo e questo cambierà la vita politica italiana». Ma il vero appuntamento per Veltroni ieri è stato con la città di cui è stato sindaco per sette anni, la centodecima tappa del suo viaggio per l'Italia a bordo del pullman bianco-verde con il suo faccione sulla fiancata. E con quel pullman ieri è sbarcato a piazza del Popolo in compagnia di Jovanotti — l'autore di «Mi fido di te» la canzone-tormentone della campagna elettorale del Pd — dopo che sul palco si erano alternati il candidato alla presidenza della Provincia, Nicola Zingaretti, e quello al Campidoglio Francesco Rutelli. La piazza è piena e forse per questo Enrico Franceschini, intervenuto subito prima di lui, si lascia prendere dall'entusiasmo: «Siamo 150 mila». Calcolo fatto a braccio che provoca le reazioni degli esponenti del Pdl: «È l'ennesima bugia, a piazza del Popolo non entrano più di 50 mila persone». Veltroni parla quasi un'ora e mezza con un discorso che è una specie di riassunto di tutte le tappe del suo tour per il Paese, passando dall'annuncio degli aiuti ai pensionati — «daremo la quattordicesima a pensioni fino a 25 mila euro» — alla diminuzione della pressione fiscale. Un'operazione che si potrà fare grazie ai 4 miliardi del «tesoretto» che il governo si è ritrovato in cassa «grazie al gettito arrivato dalla lotta all'evasione fatta da Prodi». Fedele all'impegno che si è dato di non citare mai Berlusconi, Veltroni non si sottrae comunque alle critiche nei confronti dell'avversario. Accusandolo di aver fondato un partito «che non esisterà più il giorno dopo le elezioni perché ognuno se ne andrà per conto suo», e di aver fermato la crescita dell'Italia: «L'Ocse nei giorni scorsi ha detto chiaramente che la paralisi del nostro Paese è avvenuta tra il 2001 e il 2006». Alla fine sul palco risuona l'inno di Mameli e Veltroni lo canta insieme a Rutelli, Zingaretti e Franceschini. Un'ora e mezza dopo il leader del Pd è negli studi di Matrix intervistato da Enrico Mentana. Ma il copione non cambia, promesse e accuse sono sempre le stesse.