Laura Della Pasqua [email protected] «Sbagliate le ...
Bossi è sempre stato un alleato fedele e rispettoso». Claudio Scajola è al termine di una intensa campagna elettorale che lo ha portato, come spiega, in 11 regioni e 26 province con 67 incontri pubblici. Ma soprattutto lo ha visto impegnato in una regione «a rischio» quale la Liguria, che potrebbe essere determinante per lo scarto di maggioranza in Senato. È così difficile la situazione in Liguria? «La Liguria non è una regione a rischio ma è una regione rossa dove la sinistra ha storicamente sempre vinto. Questa volta abbiamo messo un impegno straordinario con liste molto qualificate e rappresentative dei nostri migliori campioni sul territorio e poichè l'opposizone alla giunta regionale e al comune è stata molto forte, ho speranza che possa avvenire il fatto storico della vittoria di una regione che diventa azzurra». Ma davvero in Senato c'è il rischio di una vittoria di misura del Pdl? «L'impressione che ho tratto da questa campagna elettorale è di una partecipazione maggiore del '94 e del 2001 e di un forte desiderio di cambiamento. Anche da parte di chi è sempre stato dubbioso o non ci ha votato, si è diffusa la convinzione che il miracolo del recupero italiano è possibile con Berlusconi. Questa sensazione è confermata dai sondaggi che indicano un vantaggio netto anche a Palazzo Madama». Ma se così non fosse? Dialogo con il Pd? «Chi vince governa. Guai a dare l'impressione che nulla cambia mai e che si fanno gli inciuci. Ciò non toglie che il dialogo con l'opposizione ci sia sulle grandi riforme che non sono solo quelle costituzionali e della legge elettorali ma anche dell'ordinamento dello stato e dei regolamenti parlamentari. Va fatta una semplificazione eliminando le sovrapposizioni di organi». Dopo il voto riaprirete all'Udc e alla Destra? «Berlusconi è sempre disponibile al dialogo. Certo è che lo sbarramento elettorale renderà difficile la presenza in Parlamento o in una delle due Camere dell'Udc e della Destra. Chi vuole collaborare con noi è il benvenuto e chi vuole aderire al Pdl deve sapere che le regole restano le stesse. Dopo queste elezioni procederemo alla creazione del gruppo parlamentare unico del Pdl e poi al percorso costituente del partito per stabilire regole e modo di adesione e l'assemblea che dovrà eleggere gli organismi». Il suo futuro lo vede nel nuovo partito o nel governo? «Non riesco a vedere divisi questi due temi. La costituzione del Pdl dovrà poartare alla individuazione dei suoi organismi ai quali credo di partecipare per il mio ruolo e la mia esperienza. L'obiettivo del Pdl è di avere organismi rappresentativi al massimo livello e quindi anche esponenti membri del governo e delle istituzioni. La mia collocazione e nelle decisioni di Berlusconi». Per quale ruolo di governo si sente più vocato? «Ho ricoperto il ruolo di ministro dell'Interno, dell'Attuazione del programma, e delle Attività produttive. In ognuno di questi ruoli ho dato me stesso. Credo di avere un'esperienza che mi possa permettere di ricoprire diversi ruoli. Spetta a Berlusconi valutare quale ruolo è più confacente». Non c'è il rischio che con Berlusconi premier il progetto del Pdl subisca una battuta d'arresto? «Lo escludo. Berlusconi finora si è dedicato totalmente alle elezioni. Il Pdl non può e non deve essere la sommatoria di FI e An e degli altri partiti come per il Pd. Noi vogliamo fare partito del popolo, aperto a tutti e quindi ci sarà una fase di adesione già iniziata nei banchetti prima della caduta di Prodi direttamente rivolta al Popolo». An condizionerà l'azione di governo? «Non dubito della volontà condivisa di muoverci verso un'unica voce».