Nicola Imberti [email protected] Se si apre la galleria ...
Onorevole, dopo due mesi di silenzio, il Presidente si sfoga. Perché? «La prima cosa che vorrei dire è che oggi il Presidente spera in un risultato positivo del Pd e sta lavorando per questo. Nell'ultimo periodo è tornato a partecipare a incontri internazionali dando il suo contributo fino in fondo. Certo questa gestione straordinaria è durata molto, forse troppo». Benissimo, ma perché prendersela con la Sinistra l'Arcobaleno a pochi giorni dal voto? «Se c'è una figura istituzionale che non ha svolto fino in fondo il suo ruolo, che non è stata, diciamo, cooperativa fino in fondo, è quella del presidente della Camera. Basterebbe ricordare l'improvvida intervista di gennaio». Però, da qui a dire che è colpa loro se è caduto il governo, ce ne passa. «C'è stato un atteggiamento quotidiano che ha di fatto coperto i risultati positivi del governo. Bertinotti è stato un pessimo presidente della Camera e la Sinistra non perdeva occasione per far valere la propria diversità contribuendo alla cacofonia di questa alleanza. Ma sono sicuro che pagheranno le conseguenze di questo atteggiamento». Scusi, ma Dini e Mastella dove li mette? «I nanetti del centro sono sicuramente corresponsabili della caduta del governo, ma oggi sono spariti e, nel caso di Mastella, pentiti per ciò che hanno fatto». Crede che Veltroni sia d'accordo? «In fondo anche Veltroni ha preso coscienza di questa situazione e ha deciso di correre da solo». Quindi tra il segretario e i prodiani è tornato il sereno? «Ciò che il Pd sta facendo è assolutamente condiviso dal Presidente. In Italia bisogna spezzare la resistenza al cambiamento. Un atteggiamento che si riscontra solo nelle destre (basterebbe pensare a cosa è successo sulle liberalizzazioni) e nella sinistra». Ammetterà però che il Pd non è stato così netto nel difendere il governo Prodi? «Non Veltroni. Il segretario ha detto chiaramente che, se alcune cose sono possibili oggi, il merito è del lavoro fatto dal Professore, soprattutto per quanto riguarda il risanamento dei conti. Se qualcuno è stato più timido ha sbagliato perché ha rinunciato ad un'arma». E il fatto che il Professore non abbia fatto campagna elettorale, come va letto? «Romano Prodi non è un politico di professione e, avendo rifiutato la candidatura, ha preferito fare un passo indietro. Questo non significa che non ha dato e non darà il suo contributo». A cominciare da stasera a Bologna? «Sicuramente. Stasera darà una spinta molto forte e convinta al rush finale della campagna di Veltroni. In fondo non bisogna dimenticare che la fase riformista del Paese fu aperta nel 1996 proprio da Prodi e Veltroni».