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Giuseppe Pizza fa scuola. E così, dopo lo scudo crociato, ...

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La vicenda è analoga. Anche Saya, come Pizza, il 29 febbraio ha depositato presso il Viminale il simbolo per partecipare alle elezioni del 13-14 aprile. Il 5 marzo, però, dal ministero dell'Interno è arrivata la richiesta di sostituirlo perché «confondibile» con quello usato da Alleanza Nazionale. A questo punto Saya ha presentato ricorso presso l'Ufficio elettorale centrale nazionale presso la Corte di Cassazione chiedendo la riammissione del simbolo. Ed è qui che nascono i problemi. Tanto che Saya ha deciso di rivolgersi al Tar. L'udienza per l'esame del ricorso, infatti, è stata fissata per il 7 marzo, la decisione è stata depositata in serata, ma si legge nel testo inviato al Tribunale amministrativo del Lazio, «non è stata comunicata al ricorrente». Se a ciò si aggiungono i precedenti dello scudo crociato e della falce e martello (sono stati ammessi nove simboli che la contengono) il gioco è fatto. Ed ora Saya chiede di poter tornare a correre il 13 e 14 aprile ipotizzando anche un «differimento» della data del voto. Ce la farà? Magari sì, anche se poi potrebbe seguire l'esempio del suo illustre predecessore Giuseppe Pizza che ieri ha annunciato che rinuncerà a presentare il simbolo e le liste della Democrazia Cristiana. E alla fine si avrà solo molto rumore per nulla.

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