Giuliano Amato lo cita continuamente e ossessivamente. È il ...
Quello che, secondo il ministro dell'Interno, stabilirebbe che i simboli devono stare necessariamente sulla stessa riga, in linea orizzontale, uno accanto all'altro. Ed in effetti Amato non ha tutti i torti. Anche se, nel citare il decreto, dimentica un piccola particolare. Sia l'articolo 1 («Schede ed espressione del voto per l'elezione della Camera dei deputati»), sia l'articolo 2 («Schede ed espressione del voto per l'elezione del Senato della Repubblica») riportano la seguente frase: «Sulle schede i contrassegni delle liste collegate appartenenti alla stessa coalizione sono riprodotti di seguito, in linea orizzontale, uno accanto all'altro, su un'unica riga». Insomma, si parla chiaramente di «coalizioni». Tanto che sui fac-simili delle schede allegati al decreto, in un nota bene posto in calce, si legge: «I contrassegni delle liste collegate appartenenti alla stessa coalizione sono in ogni caso collocati, ciascuno in un proprio riquadro, su un'unica riga orizzontale, all'interno di un più ampio riquadro». Addirittura si aggiunge che, se necessario, la scheda comprende «eventuali parti successive per la stampa di tutti i contrassegni ammessi». Un problema interpretativo potrebbe però nascere su un'altra frase, anch'essa contenuta nel nota bene: «Quando una coalizione è composta da almeno cinque liste nella riga sono riprodotti solamente i contrassegni di tali liste». È qui che lo scontro tra Berlusconi e il Viminale sembra aver trovato terreno fertile visto che, alle prossime elezioni, le coalizioni presenti saranno composte, al massimo da due partiti. È giusto mettere i loro simboli soli su un'unica riga o bisogna affiancarli ad altri? E, soprattutto, quanto devono distare i simboli tra loro? Il decreto non lo dice. Anche se prevede che «quando un unico segno sia tracciato su più rettangoli, il voto si intende riferito al contrassegno su cui insiste la parte prevalente del segno stesso». Il materiale di discussione c'è, così come è largamente prevedibile che il prossimo scrutinio elettorale vedrà i rappresentanti di lista armati di righello per riuscire a strappare un voto in più agli avversari. Anche se forse basterebbe mettersi attorno ad un tavolo e trovare un'interpretazione che convinca tutti e renda meno difficoltose le operazioni di voto. Ma a preoccuparsi delle schede elettorali non sono solo Berlusconi e il Viminale, anche tra gli stampatori c'è un po' di apprensione tanto che Mauro Villa, direttore della Maggioli Modulgrafica (una delle maggiori stamperie italiane) lancia un appello accorato: «Speriamo che il Poligrafico ci comunichi almeno entro mercoledì la versione definitiva delle schede del Senato, altrimenti saremmo in grande difficoltà per terminare la stampa entro sabato».