Rifiuti, per Veltroni non esistono
All'esterno tutto è rimasto come lo aveva progettato l'uomo che, ricorda il segretario del Pd, «ha commesso 99 omicidi». Uno, per capire, che il vigile posizionato all'ingresso della strada per regolare il traffico chiama «l'Innominato». Oggi però, al posto di quel «luogo di morte», c'è «un luogo di vita». Una casa famiglia che, anche nel nome, ha voluto marcare le distanze dalla stagione passata: la compagnia dei felicioni. La gestiscono Antonio e Fortuna in collaborazione con la comunità di Capodarco di don Vinicio Albanesi. Accolgono bambini maltrattati. Ma non è per questo che Veltroni ha scelto di partire da qui. O almeno non solo. «Si parte da qui - spiega - per lanciare un messaggio molto netto nei confronti dei poteri criminali». Per il candidato premier del Pd è questa la priorità. «Legalità e sviluppo» sono le parole che ripete davanti ai militanti che lo accolgono a Caserta, Avellino e Salerno (tappe 96, 97 e 98 del Giro dell'Italia nuova). In questa direzione va il disegno di legge per il contrasto alla criminalità messo a punto dal Pd. È questo quello di cui vuole parlare Veltroni nel giorno in cui tutti attendono un affondo sul tema dei rifiuti. Anche lo scrittore anticamorra Roberto Saviano in una lettera aperta pubblicata dal quotidiano Il Mattino invita il segretario ad «avere il coraggio di confessare gli errori della propria parte» facendo esplicito riferimento «al sogno riformatore dei primi anni di Antonio Bassolino» trasformatosi «in un continuo tentativo di mantenere i propri poteri». Ma, alla fine della giornata, Bassolino resta un fantasma. Veltroni accenna appena all'emergenza rifiuti, spiega che bisogna smetterla con i «processi ad una persona e che tutti hanno le loro responsabilità, compreso il centrosinistra», ma spiega anche che la colpa maggiore è di una «cultura del Paese che vive di rinvii e ideologia». Insomma, continua sotto la pioggia battente che bagna piazza Alfonso Ruggiero a Caserta, «la Regione ha pagato il prezzo di un'assenza di capacità di decidere. Troppi veti, troppi condizionamenti, troppe voci». Nemmeno una citazione per il governatore che, però, in questa prima giornata campana, è in buona compagnia. Infatti, oltre al solito «principale esponente dello schieramento a noi avverso», c'è un altro fantasma che aleggia: quello di Ciriaco De Mita. E non è un caso che, proprio dal palco di Avellino (in pieno territorio demitiano), il segretario ricordi, con un certo sadismo, che qui «l'innovazione coraggiosa» del Pd ha il volto di Pina Picierno, allieva di De Mita e candidata capolista in Campania 2 al posto del suo mentore. Intanto i soliti attacchi al Cavaliere con l'avvicinarsi del voto, si fanno più duri. Berlusconi diventa così colui che non può cantare l'inno d'Italia («hanno provato a farlo, ma la Lega è rimasta a bocca chiusa»); colui che fa «campagna elettorale come fosse nel 1994». Anche per questo, continua, il Pd deve rivolgersi agli elettori di An «delusi» dalle umiliazioni che stanno subendo. In fondo è il 4 aprile, il quarantesimo anniversario della morte di Martin Luther King, un'idealista. «Ma - spiega Veltroni - è solo grazie a grandi idee che si possono raggiungere grandi obiettivi». Per i rifiuti c'è tempo.