Voto a rischio, il Viminale fa ricorso
L'ufficio elettorale del Viminale aveva escluso il simbolo con lo scudocrociato di Pizza perchè ritenuto troppo simile al logo dell'Udc di Casini. Ieri sia il Pdl, sia il Pd si sono espressi contro lo slittamento delle consultazioni. E il Viminale ha «incaricato l'Avvocatura dello Stato di chiedere la revoca dell'ordinanza emessa dalla V sezione del Consiglio, dando anche incarico all'Avvocatura di proporre ricorso alle sezioni unite della Cassazione (per regolamento preventivo di giurisdizione) perchè sia risolta una volta per tutte la questione della competenza a giudicare sul processo elettorale. Sull'istanza si esprimerà sempre la V sezione di Palazzo Spada, ma un altro collegio rispetto a quello che ha dato ragione a Pizza. Affinché la richiesta di revoca venga accolta devono esser presentati fatti nuovi e l'avvocatura sta mettendo a punto la strategia e forse già oggi chiederà al Consiglio di Stato di fissare l'udienza in tempi brevi. Difficile però, secondo gli esperti, che i giudici possano ribaltare il «verdetto». Qualcuno ha sperato che fosse proprio Pizza a rinunciare, accontentandosi di due settimane scarse di campagna elettorale. Ma dal segretario della Dc è arrivata una doccia fredda: «Non ho nessuna intenzione di mollare. Ben venga il rinvio delle elezioni», ha detto ieri, lasciando poi tuttavia aperto uno spiraglio: «Siccome io sono una persona dialogante e mite» se «da parte del Capo dello Stato arrivasse una qualche sollecitazione...» e se il Viminale «fosse disposto ad ammettere le sue responsabilità» forse un piccolo passo indietro nella sua richiesta di rinviare le elezioni potrebbe farlo. «Al momento però - ha precisato subito dopo - questo scenario ancora non si è delineato e quindi è ancora prematuro parlarne». E Angelo Sandri, che con Pizza era stato escluso dalla competizione elettorale per lo stesso motivo, ha chiesto la «riconvocazione urgente del Consiglio di Stato a sezioni riunite». La possibilità di un rinvio è stata commentata negativamente dai leadr delle principali forze politiche in campo. Sarebbe un «danno» oltre che per il Paese per i due principali partiti in corsa alle elezioni politiche, ha detto Silvio Berlusconi: «Con la par condicio, noi abbiamo solo il 7% dello spazio in radio e tv. Se per caso rinviassero le elezioni - ha sottolineato - tutti i piccoli andrebbero su, mentre noi e il Pd andremmo giù». Gli ha fatto eco il leader di An: «È una follia non dare al paese un governo nella pienezza dei suoi poteri. Mi auguro che chi a vario titolo può evitare l'eventualità del rinvio del voto lo faccia», ha affermato Gianfranco Fini. «L'Italia - ha aggiunto Fini - ha bisogno di un governo nella pienezza dei suoi poteri e non di altri 15 giorni di campagna elettorale». Del medesimo parere Veltroni: «Sono assolutamente contrario al rinvio delle elezioni. È un problema aperto nella destra e la destra lo deve risolvere - ha spiegato il segretario del Pd - Rinviare le elezioni non è mai successo nella storia d'Italia e vorrei che non succedesse. Si tratta di un problema loro. Se lo risolvano. Impediscano all'Italia di fare una brutta figura. Si tratta di un loro alleato, quindi se ci vogliono fare un'alleanza assieme saranno almeno in grado di convincerlo a non fargli rinviare le elezioni. Spero che si riesca a risolvere questo problema perchè, anche nella sostanza, sarebbe una cosa inaccettabile».